Corsico e la sua storia Volume 1

ANTICHE PERGAMENE - TRATTO DA "CORSICO E LA SUA STORIA VOLUME 1"

A oltre un anno e mezzo dalla pubblicazione del primo volume di "Corsico e la sua storia", desideriamo condividere con chi non ha ancora avuto modo di acquistare il libro alcuni estratti dell’opera.
 

CORSICO E LA SUA STORIA VOLUME 1 - DA PAGINA 2 

CAPITOLO 1 
ANTICHE pERGAMENE
 8 GIUGNO 911 - IN LOCO ET FUNDO CORSINGO
 

La più antica testimonianza documentata su Corsico è scritta su di una pergamena del decimo secolo, riscoperta e trascritta sul finire del settecento da alcuni storici bergamaschi, oggi conservata nell’archivio Capitolare della Chiesa di Bergamo.

L’atto fu scritto in latino medievale su pergamena a Milano, “Actum Civitate Mediolano”, in data 8 giugno 911, “hoctavo die mense Junio” e, poiché parlava di una “commutatio”, uno scambio di beni che appartenevano alla chiesa di San Salvatore a Bergamo, “de fundis iuris Basilicae S. Salvatoris”, fu successivamente custodito nella Curia Vescovile di Bergamo.
Nel 911 la provincia di Milano faceva parte del Regno d’Italia sotto il controllo del Sacro Romano Impero con a capo il Re Berengario I, che fu marchese del Friuli (874 - 924), Re d'Italia (888 - 924) e Imperatore dei Romani (915 - 924).
La pergamena restò negli archivi per secoli, finché non fu studiata dal canonico Mario Lupo (1720-1789), storico e bibliotecario bergamasco, che dal 1762 si dedicò alla ricerca e alla trascrizione dei documenti medievali presenti nella Curia Vescovile. Con l’aiuto dei suoi collaboratori Lupo catalogò e trascrisse fedelmente il contenuto delle pergamene più antiche, offrendo così un’importante fonte storica.
Frutto di questo lavoro è il Codex Diplomaticus Civitatis, Et Ecclesiae Bergomatis A Canonico Mario Lupo Eiusdem Ecclesiae Primicerio Digestus Notis, Et Animadversionibus Illustratus Volumen Primum pubblicato  nel 1784.
Nel 1799 Giuseppe Ronchetti portando a termine il lavoro del suo maestro Mario Lupo, morto dieci anni prima, pubblica il secondo volume del Codex, dove alla pagina settantacinque si trova un estratto quasi completo della prima trascrizione di questo documento che fa riferimento a una località chiamata Corsingo, “in loco et fundo Corsingo”
Questa è la prima trascrizione quasi completa che l’autore intitola: ”Commutatio Adelberti Episcopi cum quodam Joanne Mediolenensi de fundis iuris Basilicae S. Salvatoris anni 911”, che tradotto letteralmente significa “Scambio del Vescovo Adalberto con qualcosa di Giovanni di Milano riguardo ai beni di proprietà della Basilica di S. Salvatore nell'anno 911” (traduzione effettuata tramite l’uso di un’intelligenza artificiale). 
Ecco la parte che cita Corsingo.
……..Ecclesie & Episcopatus quod sunt rebus ipsis scitis in loco & fundo Corsingo, & est ibi sedimen unum quod est per mensura juxta perticis jugialis tres & tabulis…..
La prima pubblicazione integrale della pergamena si trova nel “Codex diplomaticus Langobardie”, curato da Giulio Porro-Lambertenghi e inserito nel volume Historiae patriae monumenta, vol. XIII, del 1873, alla pagina 762.
In seguito molte altre pubblicazioni riguardanti il Medioevo citano questo documento e il luogo di Corsingo, ma per lungo tempo si è ignorato se appartenesse alla provincia di Bergamo o a quella di Milano. E’ solo a partire dagli anni sessanta del novecento che gli studiosi hanno confermato che il fondo di Corsingo era riferito ad un luogo della provincia milanese.
Del 1988 l’ultima revisione del testo di questa pergamena contenuto nel volume “Le pergamene degli archivi di Bergamo a. 740-1000”, promosso dalla Provincia di Bergamo e realizzato dal team di Maria Rosa Cortesi, professoressa all’Università di Pavia.
Alla pagina ottantatre l’autrice  intitola così la trascrizione “Adalberto vescovo di Bergamo permuta con Giovanni del fu Raudingone da Milano un sedime e terre a varia coltura, di proprietà della basilica di S. Salvatore di Bergamo, situati in Corsingo, con case, campi e boschi in Bolgare, Gerrate e Cassenago”, che lascia bene intendere il contenuto della pergamena.  
Nel 2011 l’Associazione Noi di Corsico ha comunicato tramite il Giornale di Corsico che la città denominata Corsingo è Corsico. Tuttavia non esistono prove certe di questa identificazione ma solo indizi che lo suggeriscono.
A favore di questa tesi è certo che il luogo si trova nel milanese, come attestato dalla pergamena stessa, e che non vi sono altri toponimi simili nella stessa provincia. Inoltre, il nome di Corsico ha subito altre modifiche nel tempo, essendo successivamente identificato come Corsego, che potrebbe indicare una mutazione nel corso degli anni arrivando all’odierno Corsico. C’è sicuramente da aggiungere e considerare che la trasformazione dei toponimi nel corso del tempo può essere attribuita a vari fattori, tra cui:

 Evoluzione Linguistica: Le lingue sono state in costante evoluzione, e i toponimi, come parte del linguaggio, sono cambiati con esse. Questo ha incluso cambiamenti nella pronuncia, nella grammatica e nel lessico.

Errori di Trascrizione: Nel corso dei secoli, gli errori di trascrizione sono stati comuni, specialmente quando i documenti erano copiati a mano. Questi errori hanno potuto portare a nuove varianti di un nome che poi sono diventate la norma.

Influenze Culturali: I cambiamenti politici o le conquiste hanno potuto portare a cambiamenti nei toponimi, con i nuovi governanti o popolazioni che hanno imposto i propri nomi o adattato quelli esistenti alla propria lingua.

Standardizzazione: Con l’avvento della stampa e, più tardi, delle cartografie moderne, c’è stata una maggiore necessità di standardizzare i nomi dei luoghi, il che a volte ha portato alla scelta di una variante di un toponimo rispetto a un’altra.

Fonetica ed Etimologia: Alcuni cambiamenti sono dovuti alla naturale evoluzione fonetica delle parole nel tempo. Inoltre, la comprensione dell’etimologia di un toponimo può essere stata persa, portando a nuove interpretazioni e forme.

 Cercheremo di approfondire maggiormente l’origine dei toponimi Corsingo, Corsego e Corsico in pubblicazioni future.

Anche Corsico e la sua storia sostiene decisamente questa teoria, dato che non esistono altri nomi di luoghi simili che potrebbero creare confusione e complicare l’identificazione. Se non fosse così, non avremmo speso tempo a raccontare questi fatti. Nonostante non sia sicura la sua correlazione con Corsico, è una possibilità credibile che richiede ulteriori studi e controlli. Questo è un esempio di come la storia possa essere fonte di scoperte, dubbi e domande, che ci invitano a conoscere meglio il nostro passato e il nostro territorio.

FEBBRAIO 1138 - UN MULINO IN CORSEGO

 
Il secondo riferimento storico documentato di Corsico, in ordine cronologico, lo troviamo nel “Codice diplomatico della Lombardia medievale (sec. VIII-XII)”, un archivio creato dalla Regione Lombardia per raccogliere e catalogare le trascrizioni delle antiche pergamene che erano conservate nelle varie chiese lombarde. Tra queste c’è una pergamena, in cui viene citata la località di Corsego, dove sono tutti d’accordo si riferisca a Corsico. Questo dimostra che nel corso degli anni il nome di Corsico è mutato da Corsingo a Corsego.
La pergamena, rinvenuta nella chiesa di S. Giorgio al Palazzo di Milano, è ora conservata presso l'Archivio di Stato di Milano. Datata febbraio 1138, è intitolata “Breve pignoris et consulti”. Questo era un atto comune nel medioevo, se ne trovano di simili nel CDLM inerenti ad altri luoghi, ed era un modo per prestare o ricevere denaro usando un bene come garanzia e usufrutto.
In questo caso si parla di un investimento in pegno di alcune proprietà di tale Alberto figlio del defunto Ambrogio per comprare un mulino a Corsego, un atto simile a un’ipoteca.
Questa la trascrizione tratta dal CDLM nel sito internet dei Beni Culturali della Regione Lombardia.
 
Breve pignoris et consulti, 1138 febbraio, Milano.
 
Alberto del fu Ambrogio che fu detto Sturnus de Fabrica, del borgo di Porta Ticinese, investe a titolo di pegno e nomine consulti, a favore della propria moglie Giordana, Giovanni Laborante, di Milano, suo suocero, di tutte le case e i beni in Rancate e a la Turre, non lontano dalla città, un mulino in Corsico, a condizione che, nel caso la moglie gli sopraviva i propri eredi le corrispondano, entro un anno, trentatre lire di denari buoni milanesi d'argento, in conto del suo faderfio. In caso di inadempienza, stabilisce che detti beni spettino alla moglie.
 
Anno dominice incarnacionis milleximo centeximo trigeximo octavo mense februarii, indicione prima. Presentia bonorum hominum quorum nomina hic subter leguntur, per lignum et pergamenum que sua tenebat manu, Albertus filius quondam Ambrosii qui fuit dictus Sturnus de Fabrica, de burgo Porte Ticinensis, investivit per pignus et nomine consulti Iohannem qui dicitur Laborante, de civitate Mediolani, et ad partem Iordane filie sue et coniux (a) ipsius Alberti, nominative de omnibus casis et rebus territoriis illis reiacentibus in locis et fundis Rancate et a la Turre, non longe ab hac civitate Mediolani, atque de molendino suo quod reiacet in loco Corsego cum ripa et clusa et paratura seu argumento atque cum omni sua utilitate pertinente eidem molendino ad macinandum, quantecumque ipse case et res territorie de predictis locis Rancate et de la Turre et de eorum territoriis invente fuerint, una cum predicto molendino de suprascripto loco Corsego, sicut superius legitur in integrum, in presenti maneant hoc pignore eo enore sicut hic subter legitur, ita ut si Dei fuerit iuditium quod si (b) predictus Albertus decesserit ex suprascripto (a) seculo antequam predictam Iordanam coniugem suam, tunc heredes ipsius Alberti dabunt infra annum unun proximum post obitum eius eidem Iordane coniugi sue aut eius heredibus vel cui ipsa dari iusserit arg(e)n(ti) d(e)n(ariorum) b(o)n(orum) Mediol(anensium) libras triginta et tres, qui sunt de faderfio suo que supra Iordane. Et si prenominati heredes ipsius Alberti se subtraxerint quod non dederint suprascriptos denarios omnes per suprascriptum constitutum sicut superius legitur, tunc, post transactum spatium anni uni (a), suprascriptas res omnes qualiter superius legitur in integrum deveniant et permaneant in manu et potestate ipsius Iordane, faciendum exinde cum suis heredibus vel cui ipsi dederint quicquid voluerint secundum usum et tenorem pignoris et consulti sine contradicione predictorum heredum et de illorum heredibus usque in pena dupli ipsius pretii. Quia sic inter eos convenit. Actum in curte laboris Sancti Laurentii. Signum manus suprascripti Alberti qui hunc brevem pignoris et consulti ut supra fieri rogavit. Signum manuum Alberti Sedatii, Ottonis Textoris, Anselmini But[raffi]i, Rainfredi Stampe, Nazarii, Iohannis et Anselmi germani (a) qui dicuntur Ansaldi et Rogerii, testium. Ego Iohannes notarius sacri palatii scripsi et interfui.

Anche in questo caso vi lasciamo una traduzione dal latino eseguita tramite l’aiuto di un’intelligenza artificiale che ha usato il suo modello di traduzione per cercare di rendere il senso del testo originale. La traduzione non è perfetta e potrebbe contenere errori o imprecisioni. Per una traduzione più accurata e professionale, si consiglia di consultare un esperto di latino medievale.

Nell’anno dell’incarnazione del Signore millecentotrentotto, nel mese di febbraio, nella prima indizione. In presenza di buoni uomini i cui nomi si leggono qui sotto, per mezzo di un legno e di una pergamena che teneva in mano, Alberto figlio del fu Ambrogio che fu detto Sturno di Fabrica, del borgo di Porta Ticinese, investì in pegno e a titolo di consulenza Giovanni che si chiama Laborante, della città di Milano, e a favore di Iordana sua figlia e moglie (a) dello stesso Alberto, nominativamente di tutte le case e le cose dei territori che si trovano nei luoghi e nei fondi di Rancate e della Torre, non lontano da questa città di Milano, e del suo mulino che si trova nel luogo di Corsego con la riva e la chiusa e la paratura o l’argomento e con tutta la sua utilità appartenente allo stesso mulino per macinare, qualunque siano le case e le cose dei territori dei predetti luoghi di Rancate e della Torre e dei loro territori che si trovino, insieme al predetto mulino del sopradetto luogo di Corsego, come si legge sopra in tutto, rimangano in presente questo pegno per quel valore come si legge qui sotto, in modo che se sarà il giudizio di Dio che se (b) il predetto Alberto morirà dal sopradetto (a) mondo prima della predetta Iordana sua moglie, allora gli eredi dello stesso Alberto daranno entro un anno uno prossimo dopo la sua morte alla stessa Iordana sua moglie o ai suoi eredi o a chi essa avrà ordinato di dare denari (d’)argento (d’)buoni (d’)Milanesi libbre trentatré, che sono del suo faderfio che sopra Iordana. E se i predetti eredi dello stesso Alberto si sottrarranno che non daranno i sopradetti denari tutti per il sopradetto termine come sopra si legge, allora, dopo il passato spazio di un anno uno (a), le sopradette cose tutte come sopra si legge in tutto diventino e rimangano in mano e in potere della stessa Iordana, facendo da allora con i suoi eredi o con chi essi avranno dato quello che vorranno secondo l’uso e il tenore del pegno e della consulenza senza contraddizione dei predetti eredi e dei loro eredi fino alla pena del doppio di quel prezzo. Perché così tra loro convenne. Fatto nella corte del lavoro di San Lorenzo. Segno della mano del sopradetto Alberto che chiese che questo breve di pegno e di consulenza come sopra fosse fatto. Segno delle mani di Alberto Sedatio, Ottone Tessitore, Anselmino But[raffi]o, Rainfredo Stampatore, Nazario, Giovanni e Anselmo fratelli (a) che si dicono Ansaldi e Ruggiero, testimoni. Io Giovanni notaio del sacro palazzo scrissi e fui presente.

 
Nel 1138 Milano e la sua provincia erano governate da un consolato, una forma di governo comunale che prevedeva la gestione della città da parte di consoli eletti. Questo sistema era stato adottato dopo che Milano si era dichiarata libero comune nel 1117. In quel periodo Milano non era sotto il controllo diretto di un singolo signore o di una dinastia, come sarebbe avvenuto più tardi con i Della Torre. La città era quindi autogovernata da magistrati eletti.  Milano, nel suo cammino verso l’autonomia, si oppose al Sacro Romano Impero. Questa sfida portò l’Imperatore Federico Barbarossa a mettere la città sotto assedio nel 1162, con l’intento di demolirla e servire da esempio alle altre città. La successiva vittoria di Milano e della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano nel 1176, dove sconfissero il Barbarossa, segna una vittoria decisiva per il mantenimento dell'autonomia.
 
29 AGOSTO 1181 - CONTESA PER L’USO DI UNA STRADA TRA CORSICO E GRANCINO
 
Il terzo documento che cita Corsico, sempre in ordine cronologico, era una pergamena oggi andata perduta e precedentemente conservata presso il monastero di San Vittore al Corpo di Milano.
Il suo contenuto non riguarda direttamente Corsico ma al suo interno è citata poiché confinante con il luogo di Grancino, località scomparsa, di cui oggi rimane solo una via nel comune di Buccinasco a ricordarne l’esistenza.
Di questo documento è arrivato a noi solo un riassunto e, visto che tutte le trascrizioni a noi pervenute sono già tradotte in italiano, non sappiamo con quale toponimo è citata Corsico.
Nel 1736 il notaio Giuseppe Maria Tarantola, archivista municipale che si occupò anche di realizzare l’archivio della Fabbrica del Duomo, segnalò questa pergamena nel “Registro del grande archivio dell’insigne monastero di S. Vittore al Corpo” insieme ad altri cinque documenti del dodicesimo secolo di cui si sono perse le tracce.
Il documento è citato dallo storico Giorgio Giulini nelle “Memorie spettanti alla storia, al governo, ed alla descrizione della Città e della campagna di Milano nei Secoli Bassi” del 1761 e nella successiva ripubblicazione del 1855. Nella seconda pubblicazione alla pagina 790 del terzo volume troviamo questa citazione “Poiché trattiamo dei nostri monasteri opportunamente riferirò pure una sentenza data alli ventidue di agosto nel Consolato di Milano da Guglielmo Calzagrigia Console, con Guidone da Melegnano, e Guercio Giudice suoi Compagni a favore di Ambrogio Abate di San Vittore, la quale si conserva originale nell’archivio di que’ Monaci.
Pretendevano i Villani del luogo di Grancino allora detto Agracinum di passare per una certa strada nel territorio di Curto, per cui usavano andare a Corsico, con carri, buoi, vacche ed altre bestie: all’incontro l’Abate sosteneva, che quella era una strada privata spettante al suo Monastero, e non ad altri: e così parve anche ai Consoli. Al mio solito trascriverò dalla carte anche i nomi di quei cittadini, che furono presenti alla decisione: cioè Squarciavilla Degli Oldani; Mainfredo Dal pozzonobello; Buonamico Burro; Ottone Da Magezate; Fairo Da Bussero; Giovanni Bastardo; Ariprando Morigia e Mantello Abbandonato”.
Il riassunto fatto da G.M. Tarantola nel 1736 lo ritroviamo pubblicato alla pagina 170 de “Gli atti del Comune di Milano fino all'anno MCCXVI”, del 1919 a cura di Cesare Manaresi.
1181 agosto 29
Guglielmo Calzagriggia console di Milano, con altri due consoli suoi colleghi, giudica una lite vertente tra il monastero di S. Vittore al Corpo di Milano e gli abitanti del luogo di Grancino per un diritto di passaggio.
Sunto fatto da Giuseppe Maria Tarantola nell’anno 1736, in Archivio di Stato in Milano, Fondo di Religione, Registro dell’archivio del venerando monastero dà S. Vittore al Corpo di Milano, tomo 11, p. 378. L’originale in pergamena da cui trasse il Tarantola questo largo sunto, e che fu noto anche al Giulini, oggi non esiste fra gli atti di quel fondo conservati nell’Archivio di Stato: esso nell’ordinamento Tarantola era stato classificato sotto Curto, cartella 1, n. 4.
 
Reg.: GIULINI, memorie, 1 ed. vol. VI, p.555, 2 ed. VII, 139; RIBOLDI, in Archivio Storico Lombardo, 1905, vol.1 p. 263, dal Giulini, con la data 22 agosto, Cit. GIULINI, Memorie, 1 ed. VI, p. 507, 2 ed. Vol. III p. 790, con la data 22 agosto.

1181 agosto 29

Sentenza pronunziata da Guilielmo Calzagriggia console dì Milano, unitamente a Guido da Melegnano e Guerzio giudice entrambi di lui compagni, sopra la controversia vertente fra D. Ambrogio come abate del venerando Monastero di S. Vittore al Corpo per una parte, e gli abitanti del luogo dì Grancino per l’altra, pretendendosi dall’abate che non fosse lecito a quelli dì Grancino passare per la strada esistente nella di lui brera sita nel territorio dì Curto con carro o senza carro con persone e bestie, né gli fosse lecito condurre per essa strada le bestie ad abbeverarle al fiume ivi poco discosto, per esser questa di ragione del monastero egualmente che è la suddetta brera e per essere strada privata de’ suoi coloni abitanti in Curto, per cui vanno alla chiesa ed a coltivare altri terreni. All’incontro allegavano quei di Grancino essergli lecito ciò fare per essere quella una strada pubblica dì cui tanto per venire a Milano con carri quanto per condurre ad abbeverare le bestie al sodetto fiume già da longhissimo tempo erano soliti valersi. Rispondeasi dall’abate quella essere strada privata e non pubblica, perché lateralmente non vi sono fossi né siepi, essere stata fatta a motivo che li suoi coloni dì Curto non poteano commodamente andare per altra strada alla chiesa ed a coltivare i terreni, e quelli di Grancino avere altra strada più commoda la quale è pubblica per cui vanno a Corsico indi a Milano, quandochè valendosi della detta strada della brera andarebbero non già a Milano, ma retrocederebbero. Prodotti adonque da ambe le parti a’ testimoni, vista la discordia e sentite le allegazioni vicendevoli, fu piuttosto creduto detta strada non essere pubblica, e perciò vengono condannati quelli di Grancino a non passare con carro e senza carro, con persone o bovi, vacche o altre bestie, prestato il giuramento dall’avvocato del monastero essere la detta strada non già pubblica, ma proprietà dello stesso monastero. Firmata dal sudetto Guilielmo Calzagriggia console e da Guerzio, Arderico de Bonate ed Eriprando giudici, Rogero detto Bonafede giudice e messo del re Corrado II, e da Ugo detto Castagnanera. Originale in pergamena.
 

Si ritiene opportuno segnalare in ordine cronologico anche gli altri cinque documenti andati perduti, ma che riguardano tutti zone limitrofe a Corsico, che ci confermano che la zona fosse già abitata con la presenza di piccole comunità fin dal Medioevo.

 
1146 luglio. Rinunzia fatta da Gioanni e Goffredo fratelli Canniate a favore di S. Vittore dell’affitto di un massarizio di ragione del mon. nel territorio di Curto. Arioaldo not. s. pal. (p. 387, cart. II, n. 1).

1175 luglio 14. Transazione fatta da Avosto de Arconate a Ambrogio abate e a Beltramo monaco di S. Vittore di terre nel territorio di Curto. Ambrogio de Capomuro not. (p. 377, cart. 1, n. 2).

1178 luglio 24. Donazione fatta da Sarda vedova di Pagano de Bogiana e fq. di Raimondo de Curto ad Ambrogio abate di S. Vittore di terra in Robbiolo. Anselmo de Carrate not. s. pal. e messo r. (p. 378, cart. 1, n. 3).

1182 gennaio 4. Investitura massarizia fatta da Ambrogio abate del mon. in Graspio detto l’Abate di una terra nel territorio di Lorenteggio. Gio. Eagalberto not. s. pal. (p. 9, cart. 1, n. 2).

1199 gennaio 26. Investitura massarizia fatta da Anselmo abate del monastero a Borro e fratelli di Grancino della metà delle terre site nel territorio di Curto. Guglielmo Garegniano not. imp. (p. 387, cart. II, n. 2).

Fonte Codice Diplomatico della Lombardia Medievale.

 
Il successivo riferimento a Corsego lo troviamo nell’anno 1183 datato 24 luglio. In un inventario di beni della chiesa di San Pietro al Ciel d’Oro di Pavia si parla di Iohannes De Corsego e Armanni De Corsego in quanto proprietari di terre confinanti con i beni della suddetta chiesa.
Il territorio di Corsico e dei suoi comuni limitrofi ha radici antiche che risalgono al medioevo. La presenza di comunità, seppur di esiguo numero, è ormai ben documentata e più remota di quanto si pensasse in precedenza. È innegabile che queste comunità fossero già presenti prima dell’apertura del Naviglio Grande, il cui corso d’acqua ha poi favorito un’ulteriore espansione della popolazione locale.




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Grazie a tutti.

 

copertina

6 MAGGIO 1893, CORSA CICLISTICA CON ARRIVO A CORSICO


Il 6 maggio 1893 ci fu una corsa ciclistica di resistenza organizzata dalla S.V. (società velocipede) Milano, società sportiva fondata nel 1870, con arrivo in  Piazza al Ponte a Corsico. L'itinerario completo era Milano Rogoredo - Lodi - Piacenza - Casteggio - Pavia - Abbiategrasso - Milano (piazzale di Corsico).
Su L'illustrazione ciclistica del 25 gennaio 1894 è riportato un articolo inerente alla gara.
 
Le corse di resistenza alla "Milano" S. V.
A preparazione della prima Gara Nazionale di Km . 500, la MILANO, aveva stabilito un programma di corse di resistenza con carattere progressivo, che da km. 20 saliva fino a 200.
Indetta quest'ultima per il 29 aprile, il cattivo tempo la fece rimandare a domenica 6 maggio, giorno in cui ebbe un esito felicissimo.
Tale corsa era divisa in due categorie. Per la prima il tempo massimo era di 9 ore e per la seconda di ore 12.
L'itinerario: Milano Rogoredo - Lodi - Piacenza - Casteggio - Pavia - Abbiategrasso - Milano (piazzale di Corsico).
Alle cinque e mezza il dazio di Porta Romana era gremito di velocipedisti dagli svariati colori ansiosi di partire.
La partenza venne data alle 6h 10' 30" dal presidente della giuria, sig. C. A. Citterio, a Rogoredo, ed il gruppo dei 21 corridori partì.
Nella prima categoria, dei 7 inscritti si ritirarono Remo (Nazari Cesare) e Franzi Oreste; gli altri arrivarono in quest'ordine:
1. Airaldi Luigi in 7 ore 39' (Med. d'oro e L. 100)
2.° Delmont Pietro in 8 ore 30' 40" (Med. d'oro 2.° gr. )
3.º Porro Angelo in 8 ore  38' 20" ( Med. d'oro 2.° gr. )
4.° Dameno Arturo in 8 ore 58' 39" (Remontoir elegante)
Mottadelli Virgilio non arrivò nel tempo massimo.
Nella seconda categoria, dei 21 inscritti Porro Angelo passa alla prima categoria, e si ritirano: Franzi Oreste, Cominelli Pietro, Sala Riccardo, Canavaro Alfonso. Arrivano:
1. Bergamaschi Lorenzo, in 7 ore 45' (Cronografo con distintivo sociale in oro);
2. Rizzi Ferdinando, in 8 ore 1'30 " (Medaglia d'oro di secondo grado);
3.º Rognoni Dino, in 8 ore 13' 30 " (Medaglia d'oro di terzo grado, artistica);
4. Biganzoli Cesare, in 8 ore 22'50 " (Medaglia d'oro di terzo grado);
5.° De Peccati Vincenzo, in 8 ore 26' 40" (Spilla d'oro uso stemma sociale).
Panigatti Costante, ore 9,2'-Tachans Edmondo, ore 9, 39' Dondena Cesare, ore 9, 40' 30" - Perelli Giovanni, ore 10, 8'42 " - Dondena Giuseppe, ore 10, 11’ - Cofferali Giuseppe, ore 10, 11 ' 13 " - Vaiani Luigi, ore 10, 20' 30"
Rubis Carlo, ore 10, 20 ' 35".
Moro Giovanni e Massari Lodovico, per guasto alla macchina, e Perelli Giovanni e Crivelli Primo, per cadute, non continuarono la corsa.
L'arrivo era stabilito sotto il padiglione di piante sul piazzale di Corsico.
Venne notato con piacere la presenza del dott. Veratti Luigi con occorrente per farmacia, e la sua venuta non fu inutile, perché qualcuno ebbe a compiacersi della sua ottima prestazione.
Una lode unanime per parte dei corridori va tributata alla Vittorino da Feltre di Piacenza, al sig. Conti di Abbiategrasso, ed a Lodi società «Velocior», per il ricevimento fatto, per gli abbondanti rinfreschi preparati per i corridori, e l'ottimo servizio di ispezione e controllo.
La MILANO, ne serberà gratissima memoria, e sarà lieta di poterne fare il ricambio.
D'ARTAGNAN.
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Ed a proposito di questa corsa, ci sia permessa una Osservazione.
La «Milano» non se ne abbia a male: parliamo per stigmatizzare una cattiva abitudine generale, non per fare delle personalità contro la «Milano».
Già da un po' di tempo andiamo osservando una certa smania in tutti di esagerare il chilometraggio nelle corse su strada; e finché la cosa si manteneva in limiti minimi non abbiamo mai creduto di parlarne.
Ciclistibus atque polis Quid libet audindi semper fuit æqua potestas, cantò Orazio, ed anche noi lasciamo passare.
Ma ora si comincia ad esagerare.
Ecco qui, per esempio: La «Milano» indice una corsa di 200 km, e fissa l'itinerario Milano - Lodi -Piacenza - Casteggio - Pavia –Abbiategrasso - Milano.
Prendiamo l'atlante del Kerbs e vediamo
Milano -Piacenza S. A. Km . 68,740
Piacenza- Casteggio Km 47,080
Casteggio-Pavia Km 16,500
Abbiategrasso -Milano P. T. Km 32
Pavia-Abbiategrasso Km 21
Totale Km . 185,320
Mancano quindi quasi 15 km. ai 200 e questo ci comincia a preoccupare.
Dopo qualche rinvio, viene finalmente il giorno della corsa, ed allora un piccolo comunicato avverte che la partenza avrà luogo fuori di porta Romana e precisamente a Rogoredo, quindi a km. 3,600 più in là dal vero punto di partenza.
Al momento della partenza poi viene comunicato che l'arrivo si farà a Corsico sul bel piazzale di quel borgo, dove il sindaco ha fatto convenienti preparativi . Da Milano P. T. a Corsico sono km. 5,400 , quindi altri 5 km meno; in totale quindi un percorso di km. 176,320, anziché di 200.
Sono quindi 24 km. defraudati alla buona fede del pubblico.
Non sta bene, non è serio.



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2 CORSICHESI ALLE 5 GIORNATE DI MILANO

Le Cinque giornate di Milano sono un episodio di insurrezione armata avvenuto tra il 18 e il 22 marzo 1848 nell'allora capitale del Regno Lombardo-Veneto, che portò alla temporanea liberazione della città dal dominio austriaco. 
In quei cinque giorni, i milanesi si sollevarono contro l’oppressione austriaca, costruendo barricate e combattendo per la libertà. Fu una lotta accesa, che vide la partecipazione attiva di cittadini comuni, armati più di coraggio che di armi vere e proprie. La rivolta fu scatenata da una serie di tensioni accumulate e da eventi catalizzatori come le riforme liberali di Papa Pio IX e la caduta del cancelliere austriaco Metternich, simbolo dell’assolutismo. Il risultato fu la temporanea liberazione di Milano dal giogo austriaco e l’istituzione di un governo provvisorio. 
Questo fu uno dei moti liberal-nazionali europei del 1848-1849 e rappresentò uno degli episodi cruciali della storia risorgimentale italiana del XIX secolo. Le Cinque giornate di Milano furono un preludio all'inizio della prima guerra d’indipendenza italiana.

Ecco un breve riassunto delle principali fasi:

Contesto storico:
Nel 1848, Milano era la capitale del Regno Lombardo-Veneto, parte dell’Impero austriaco.
Il malcontento era diffuso tra i milanesi, e le decisioni politiche del papa Pio IX, come l’introduzione di una maggiore libertà di stampa, avevano suscitato speranze di cambiamento.
La tensione tra milanesi e austriaci era cresciuta nel corso dei mesi, con ogni gesto interpretato negativamente da entrambe le parti.
Svolgimento delle Cinque giornate:
18 marzo: Iniziano gli scontri tra gli insorti milanesi e le truppe austriache.
19-20 marzo: Combattimenti accesi in diverse parti della città, con la popolazione che si ribella contro l’occupazione austriaca.
21 marzo: Formazione del Governo provvisorio di Milano.
22 marzo: Vittoria dei milanesi, con gli austriaci costretti a ritirarsi temporaneamente.
Conseguenze:
La rivolta influenzò le decisioni del re di Sardegna, Carlo Alberto, che dichiarò guerra all'Impero austriaco.
Le Cinque giornate di Milano furono un momento di grande unità e spirito patriottico per gli italiani, segnando l’inizio di una lotta per l’indipendenza e l’unità nazionale.

Arturo Faconti, archivista dell'Opera pia pei Derelitti e Orfani, nel 1894 ha pubblicato il libro Le cinque giornate, Morti, feriti, benemeriti. 
In questa pubblicazione appaiono nell'elenco come benemeriti e feriti due cittadini corsichesi, Calati Carlo e Grandi Paola.

328 Calati Carlo. Oste, in Corsico. Messaggero a servizio del G. P. venne segnalato anche sulla Gazzetta di Milano del 30 marzo 1848 per audacia nel superare due volte le mura con pericolo della vita e per portare lettere e notizie, anzi la seconda volta inseguito dal nemico, saltò dai bastioni e riportò una forte lombaggine. Per premio al valore L. 300.

792 Grandi Paola. Domestica, di Corsico. Era al servizio di Rosa Monti maritata Verga, che tanto si distinse nelle cinque giornate di marzo 1848, e da essa prendendo esempio e coraggio, efficacemente la coadiuvava nell'erigere barricate, trasportare feriti ed altro. Fu appunto nell'erezione di una barricata che cadutole un grosso sasso sulla gamba destra gliela contundeva.

ARTURO FACONTI, LE CINQUE GIORNATE
Morti, feriti , benemeriti . 1894


Piazza 5 giornate a Milano

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