Corsico e la sua storia Volume 1

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CORSICO, 1925-1943 DALLA NORMALITA' ALL'INCUBO DELLA GUERRA

 continua da CORSICO, 1920/1924 ARRIVANO I FASCI 
SPECIALE FASCISMO E SECONDA GUERRA MONDIALE - SECONDA PARTE

La casa del Fascio di Corsico
L'arrivo del fascismo a Corsico non ha comunque impedito lo svolgersi della normale vita quotidiana infatti nel maggio del 1923 la cartiera di Corsico viene acquisita dall'imprenditore Luigi Burgo che nel 1926 dona 25 mila lire e un terreno per permettere la costruzione della scuola materna di Via Dante che verrà inaugurata il 28 ottobre del 1929, che non è una data a caso essendo l'anniversario della marcia su Roma. Sempre nel 1926 viene costruita la scuola di via 24 maggio e arriva sul territorio la società di mole abrasive Richard Ginori.
Nel 1926 viene eletto alla carica di Podestà il ragioniere Perico Enrico, rappresentate del Blocco Nazionale e fratello del Sindaco uscente Perico Luigi.
Il Sindaco Perico Luigi
Non siamo a conoscenza di cosa accadde ma tra il 1928 e il 1929 vi è di nuovo un commissario prefettizio, Maggia Erminio che verrà sostituito alle elezioni del 1929 dal Dottor Cesare Agostoni.
Nel 1931 vengono iniziati i lavori per la prima rete fognaria che verrà ampliata e sistemata nel dopoguerra.
Nel 1933 viene costruita la caserma dei Carabinieri, l’attuale caserma della Guardia di Finanza in via Buozzi, e viene inaugurato il Circolo Tranvieri di Corsico.
Nel 1934 nel palazzo che ospitava la Ditta Conserviera carni si insediano le Concerie Giuseppe Stella.
Il Sindaco Perico Enrico
Il 25 luglio 1934 troviamo nuovamente un commissario prefettizio, il commerciante agricolo Alfredo Campiglio eletto poi Sindaco il 6 settembre 1934 rimanendo in carica sino alla caduta del fascismo nel luglio 1943.
Nel 1935, mentre la Richard Ginori viene rilevata dalla mole Norton ampliandone la produzione e numero di operaio, la Materiali Refrattari installa in Italia il primo impianto a ciclo integrale per la produzione di materiali refrattari, incrementando anch'essa il suo organico arrivato a 400 addetti ai lavori. Sempre nel 1935 la società danese Caglio Hansen instaura la sua produzione a Corsico nel palazzo dell'ex Ospedale Militare e fabbrica di liquori Bisleri.
Il Sindaco Campiglio
La Cartiera Burgo nel 1939 decide di iniziare l’attività sportiva dando vita cosi alla Dopolavoro aziendale Canottieri Burgo che divenne poi col solo nome Canottieri Burgo una società competitiva a livello nazionale.
Si arriva così al primo settembre del 1939 quando la Germania nazista di Adolf Hitler attacca la Polonia dando inizio alla seconda guerra mondiale. L’Italia entrerà nel conflitto un anno più tardi con la dichiarazione di guerra di Benito Mussolini a Francia e Gran Bretagna. Era il 10 giugno del 1940 e Corsico contava circa ottomila abitanti.
Per circa un anno la nazione non sente il peso della guerra se non per i molti uomini chiamati al fronte nelle file del Regio esercito e che quindi non possono contribuire al mantenimento della famiglia ma già nel 1941 iniziano a scarseggiare le risorse alimentari di prima necessità e il paese inizia a soffrire la guerra. 
Nasce la borsa nera, un mercato di contrabbando di generi alimentari, che però non tutti potevano permettersi per via dei prezzi altissimi. "La penuria di viveri disponibili sul mercato provocò già nei primi anni di guerra una risalita dei prezzi: il prezzo del pane, da circa 1,80 Lire al chilogrammo nel 1938, arrivò a costare nel 1943 al mercato nero 8,50 Lire mentre la pasta, che costava 3 Lire al chilogrammo, nel 1943 salì a 9 Lire." (fonte wikipedia)
Stanno iniziando gli anni bui per la nazione e per la nostra Città, la macchina perfetta del fascismo dopo tanti anni inizia a cedere.
Il 24 ottobre del 1942, a due anni dall'inizio del conflitto Milano e gran parte della sua provincia viene bombardata dagli anglo-americani con molti danni per la città di Milano e fortunatamente nessun danno e nessuna vittima per Corsico, cosi come nei bombardamenti del febbraio 1943. La guerra arriva in Italia. 
Don Flaminio Tornaghi
I cittadini corsichesi comunque si resero molto solidali verso i vicini milanesi colpiti duramente aiutando gli sfollati che scappavano verso le periferie e le campagne aiutandoli con quel poco che avevano. Il Parroco della chiesa di San Pietro e Paolo Don Flaminio Tornaghi che tenne un diario durante la sua permanenza a Corsico dopo i bombardamenti del febbraio 1943 scrisse: ”Veramente edificante e plebiscitario il contributo di indumenti e denari dati alla popolazione per i sinistrati dell'incursione aerea, Il Cardinale Schuster oltre ad aver scritto ha sentitamente ringraziato trovandosi riuniti in parrocchia a Trezzano il 18 marzo in occasione di s.cresima in quella parrocchia”.
In quello stesso periodo un plotone di militare tedeschi ha preso postazione occupandola nella sede delle donne cattoliche e nell'albergo-ristorante La Pianta. Anche su questi fatti Don Tornaghi scrive nel suo diario: ”Marzo 43 - Il rendiconto annuale delle donne cattoliche deve essere fatto nella Casa Parrocchiale perché la loro sede e' stata occupata dai tedeschi”.
In molti in paese non avevano ne da mangiare ne da scaldarsi, chi lavorava in una fabbrica dove c'era la mensa aveva almeno un pasto assicurato al giorno, mentre si racconta che per scaldarsi d’inverno e accendere le stufe i contadini e gli abitanti vicini alla cartiera raccoglievano l’acqua impastata di legno 
sfibrato scaricato dalla cartiera che dopo averne fatto delle palle e lasciate seccare erano utili per accendere le stufe d’inverno, anche dopo la guerra. 
La crisi del paese è sempre più evidente e iniziano a scarseggiare anche i materiali per la produzione di materiale bellico e fu cosi che in molte chiese italiane vennero asportate le campane per poterne recuperare il bronzo. L'ordine di recupero delle campane arriva anche a Corsico e il 3 marzo del 1943 vengono asportate quelle della chiesa di San Pietro e Paolo. Don Tornaghi appunta sul suo diario: ”Dies mala et amara valde..Addio campane!! Un messo della ditta Barigezzi si presenta ex abrupto ed avverte che d’ordine ministeriale domattina sarà a levare le campane maggiori del peso di quintali 19 la maggiore e di quintali 13 la seconda . Non ammette sostituzioni di peso o campane..non si ragiona. Contro la violenza non valgono scuse. Ne do avviso alla popolazione invitandola ad una ufficiatura solenne pro-benefattori con un nuovo concetto delle campane che se ne vanno, e per i caduti e per i dispersi di guerra”. 
Il campanile senza le campane
Il 20 maggio del 1943 Don Tornaghi scrive :”Oggi finalmente partono i soldati tedeschi che avevano occupato il nuovo oratorio adiacente alla chiesa e varie stanze. Non hanno neppur soddisfatto alle spese vive”.
In questo clima di malcontento in paese a fine maggio del 1943 avviene il primo incontro organizzato da antifascisti locali che pone le basi della resistenza corsichese. A casa di Ercole Danelli, che per coincidenza era di fronte alla Villa Triste, divenuto comando locale della Brigata Aldo Resega, parteciparono Bianca Nardini, Carlo Villani, Carlo Manelli, Giuseppe Rossi e pochi altri. Durante la riunione "veniva concordamente deciso di intensificare il lavoro per allargare il gruppo organizzato e di iniziare un' opera di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza; nella stessa riunione veniva deciso di avviare anche i contatti con gli antifascisti di Milano." (la lotta antifascista nel corsichese 1980)
La Villa Triste di Corsico
Il 25 luglio 1943 Benito Mussolini viene destituito dall'incarico di Capo del Governo e fatto arrestare dal Re Vittorio Emanuele terzo, trasportato in località segreta sarà sostituito dal Maresciallo Badoglio.
La notizia non tarda ad arrivare e viene annunciata alla radio alle 22 e 47. I corsichesi scendono in Piazza a festeggiare e trascinati dall'entusiasmo si presentano alla casa del fascio in Piazza del Ponte, dove si erano rifugiati alcuni fascisti ma ai quali non venne commessa alcuna violenza, devastandola cosi come avevano fatto gli squadristi alle cooperative.
Qui inizia la storia di Luigi Salma, operaio della Cartiera Burgo. Salma era un sindacalista e militante socialista che nonostante fosse poco conosciuto in paese  era molto attivo politicamente e quando ne aveva l'occasione prendeva spesso parola anche ai comizi che si svolgevano presso il cinema Italia.
Luigi Salma
La sera del 25 luglio fece calmare la folla che stava distruggendo la casa del fascio, e qui prendiamo un racconto tratto dal libro di Villani e Spina:“……era indescrivibile l’entusiasmo di quel giorno. Dopo 23 anni di oppressione fascista la gente si sentiva finalmente libera. Quasi tutta la popolazione si riversava in piazza del ponte dove c’era la casa del fascio, la prese d’assolto e cominciò a devastarla. Luigi Salma si prodigò in tutti i modi perché ciò non avvenisse, ma visto che il risultato era negativo urlò una frase che abbiamo sentito tutti molte volte oramai, ma importante perché dimostrava la forza e la chiarezza di idee del sindacalista :” Compagni, non fate questo, quello che state gettando dal balcone da questo momento è roba vostra, è della comunità, dei sindacati, dei lavoratori tutti, state rompendo e gettando via roba vostra, roba che da questo momento vi appartiene”.
Grazie al suo intervento, che dimostrava la sua maturità politica e democratica, i cittadini improvvisamente cessarono di devastare la sede del fascio.
I carabinieri non tardano ad arrivare e insieme agli avieri disperdono a manganellate gli avventori della casa del fascio. Nello stesso momento un'altra folla aveva raggiunto la Cascina Giorgella, sede dell’azienda agricola di proprietà del Sindaco fascista Alfredo Campiglio, saccheggiando ingenti quantità di beni alimentari. 
Di ritorno dalla Cascina Giorgella alcuni cittadini andranno in spedizione punitiva a distruggere anche  la sede del fascio di Romano Banco. La felicità dura ben poco perché la guerra continua. 
Dopo il 25 luglio si riprese con cautela l'attività sindacale e vennero istituite le prime commissioni interne, Salma era diventato capo della Commissione interna alla Cartiera Burgo. 
"Luigi Salma,   senza risparmiarsi e senza timore di esporsi a rappresaglie, si fece promotore assieme ai comunisti Capuzzoni, Nidasio e Milani della riapertura della Camera del Lavoro per 45 giorni dopo l'8 settembre."
Fu arrestato la mattina del 13 novembre 1943 alle ore sette del mattino dopo aver terminato il turno di notte in cartiera. Venne arrestato come politico. 
Fu condotto immediatamente al Carcere di San Vittore dove vi rimase tre mesi. I familiari dal momento dell’arresto non riuscirono più a vederlo; Nel marzo del 1944 verrà deportato a Mauthausen dove morì il 18 giugno 1944, notizia giunta alla famiglia solo dopo la guerra.
Nell'agosto del 1943 i bombardamenti si intensificano e la notte del sette agosto 1943, talmente era forte e inteso l’attacco degli alleati, che le postazioni antiaeree (che nella zona di Corsico erano al Lorenteggio, Cascina Luisa , Pontirolo e Bazzanella) smisero di sparare . Accadde anche durante i bombardamenti del 13 e del 15 agosto 1943. 
Don Tornaghi
Durante i numerosi bombardamenti degli anglo-americani che colpirono anche il resto d'Italia i corsichesi furono costretti a rifugiarsi in campagna e in zone sicure. Il parroco Don Tornaghi appunta: "Dalla notte del giovedì al venerdì, aerei nemici in numero indescrivibile piombarono su Milano riducendola ad un cumulo di macerie fumanti. Nelle prime ore di venerdì vennero a me persone di ogni contrada e frazione di Corsico portando oltre duemila lire in piccole offerte per pubbliche preghiere e siccome insistevano per processione di penitenza, ed essendo dall'autorità civile proibito ogni assembramento e processioni, decisi che si andrebbe al cimitero dopo l'ora di adorazione del 15 agosto indetta dal Santo Padre per crociata di preghiera e che si sarebbe portata la Statua del Santo e collocata sino a termine guerra nella cappelletta sita sulla Fagnanina, il che si fece con gran concorso di popolo e provvidenza volle che proprio in quella notte indiavolata cadessero a pochi passi dal Santo e dalle case operaie di Villiburgo.. alcune bombe che avrebbero fatto strage di Corsico e invece non produssero che un gran panico ed una vastissima buca là dove scoppiarono. In seguito a ciò ecco che all'esodo o sfollamento dei milanesi si unisce l'esodo di quelli di Corsico; .. ed è vero strazio vedere ad ogni tramonto di giorno, folla di gente che va nei campi di Rovido, Taradeo, Gudo, Molino della Paglia, ed anche altri, in cerca di riposo e non tornano se non al giorno successivo; senza tener calcolo dei molti sfollati in paesi lontani; dei fanciulli è quasi la totalità. Non fa quindi meraviglia che la messa festiva subisce gli effetti perché la chiesa ha un vuoto insolito.”
Dopo essersi recato a Milano il primo settembre 1943 Don Tornaghi scrive: ”Oggi finalmente mi dedico a una visita alla distrutta Milano e purtroppo la realtà è superiore alle referenze. Per tutto il Corso Genova, Torino, Ticinese, Venezie e Sempione non un negozio intatto. Tutto rovine e macerie: le più alte e mastodontiche costruzioni, fabbriche, palazzi, chiese, monumenti, non escluso il Duomo e S.Ambrogio..."
L’8 settembre 1943 l'Italia si arrende e Badoglio con i Savoia fuggono al sud lasciando la nazione in mano ai tedeschi che il 12 settembre liberano Mussolini. 
Quello stesso giorno arriva a Corsico un plotone di bersaglieri e prende sede nella scuola di Via 24 maggio.(CONTINUA)



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LUIGI SALMA - MATRICOLA 57624

L'unica foto nota di Luigi Salma
Nato a Milano il 17 settembre 1902, morto nel campo di concentramento nazista di Mauthausen il 18 giugno 1944.
Luigi Salma era un operaio della Cartiera Burgo. Sindacalista e militante socialista, durante gli anni di  governo fascista non ha avuto paura di esprimere il suo pensiero e per questo ha trovato la morte.
Salma era arrivato a Corsico nel 1929, all'età di 27 anni dopo aver trovato lavoro come operaio alla Cartiera Burgo. Aveva già lavorato a Corsico per qualche anno alla Materiali Refrattari, dove probabilmente conobbe la sua futura moglie Erminia Beretta, anch'essa operaia proprio alla Materiali Refrattari, che sposò nel 1932. Presero casa in quella che è ora chiamata proprio con il suo nome, via Luigi Salma, all'attuale numero tredici, all'epoca Via Armando Diaz. Nel 1933 danno alla luce il loro unico figlio, il piccolo Alberto. 
Di lui rimangono solo i racconti della moglie Erminia, del figlio Alberto e di quei pochi altri che lo hanno conosciuto e con cui ha condiviso lavoro e attività politica. Fonti essenziali di informazioni su Luigi Salma sono i due libri dove vengono raccontati i maggiori dettagli della sua vita, e dalla quale vogliamo trarre alcune citazioni. I due libri in questione sono La lotta antifascista nel corsichese di Giorgio Villani e Luigi Spina e In cartiera a Corsico di Viviana Perin, dei quali consigliamo vivamente la lettura.
Cinema Italia in una foto d'epoca
Da sempre antifascista, si diceva che era "più conosciuto in fabbrica che in paese", ovviamente non essendo originario di Corsico,  ma nonostante ciò quando ne aveva l'occasione prendeva spesso parola anche ai comizi che si svolgevano presso il cinema Italia in Via Ugo Foscolo.
Il 25 luglio del 1943 il Re fa arrestare Mussolini con la conseguente caduta del fascismo. Un episodio accaduto quel giorno fa capire che grand'uomo era Luigi Salma, e qui vogliamo fare riferimento ad un racconto tratto dal libro di Villani.
“……era indescrivibile l’entusiasmo di quel giorno. Dopo 23 anni di oppressione fascista la gente si sentiva finalmente libera. Quasi tutta la popolazione si riversava in piazza del ponte dove c’era la casa del fascio, la prese d’assolto e cominciò a devastarla. Luigi Salma si prodigò in tutti i modi perché ciò non avvenisse, ma visto che il risultato era negativo urlò una frase che abbiamo sentito tutti molte volte oramai, ma importante perché dimostrava la forza e la chiarezza di idee del sindacalista :” Compagni, non fate questo, quello che state gettando dal balcone da questo momento è roba vostra, è della comunità, dei sindacati, dei lavoratori tutti, state rompendo e gettando via roba vostra, roba che da questo momento vi appartiene”.
Casa del Fascio di Corsico
Grazie al suo intervento, che dimostrava la sua maturità politica e democratica, i cittadini improvvisamente cessarono di devastare la sede del fascio. 
Contemporaneamente altri gruppi presero d’assalto la casa del podestà di Corsico (in quel momento era Alfredo Campiglio) e le sedi del fascio dei paesi limitrofi; purtroppo in questi gruppi si erano inserite persone che non avevano niente a che fare con la lotta antifascista ma che stavano approfittando della confusione di quel momento per riempirsi le proprie tasche (questo a danno dei gruppi antifascisti e della comunità stessa).
Luigi Salma e i suoi compagni non riuscivano a controllare e contenere queste intemperanze, perché in numero troppo esiguo e appena usciti dalla clandestinità; nonostante facessero degli sforzi enormi per evitare delle azioni che nulla avevano a che fare con la lotta di liberalizzazione, non riuscivano, nella confusione generale, a controllarle tutte. "
Alfredo Campiglio
Dopo il 25 luglio si riprese con cautela l'attività sindacale e vennero costituite le prime commissioni interne. Salma era diventato capo della Commissione interna alla Cartiera Burgo e si occupava anche della mensa, molto importante in quegli anni di "ristrettezze".
"A casa - lo ha ricordato il figlio - andavano spesso operai in difficoltà, che avevano bisogno di consigli o che non sapevano come sbrigare certe pratiche.  Andava anche chi sperava di ottenere un posto in cartiera."
Dopo l'otto settembre tornarono i fascisti a Corsico.
"Luigi Salma, militante socialista, oltre all'organizzazione del movimento di resistenza nella Cartiera e nel paese, senza risparmiarsi e senza timore di esporsi a rappresaglie, si fece promotore assieme ai comunisti Capuzzoni, Nidasio e Milani della riapertura della Camera del Lavoro per 45 giorni dopo l'8 settembre."
La Cartiera
Pierino Capuzzoni, una delle figure piu' impegnate in quel periodo ricorda l'episodio della riapertura della Camera del Lavoro: "Dopo l'8 settembre io, Porazzo e Salma siamo andati a casa del responsabile sindacale fascista, Pilade Clerici, dell'ufficio di collocamento, a chiedere la chiave per riaprire la Camera del Lavoro. Ottenutala dalla moglie di costui, ci riunimmo: io consigliai dati i tempi ancora incerti e pericolosi, di attendere l'evoluzione dei fatti. Questa mia proposta fu accettata e si decise cosi di attuarla. L'apertura della Camera del Lavoro durò quindi pochissimo ed ebbe valore sopratutto simbolico."
"Una riapertura che durò 45 giorni e che probabilmente compromise la posizione del sindacalista. I nazi-fascisti vollero colpire proprio lui che poteva essere il simbolo della lotta antifascista all'interno e all'esterno delle fabbriche."
Fu arrestato la mattina del 13 novembre 1943 alle ore sette del mattino dopo aver terminato il turno di notte in cartiera alle sei.
Lo stemma dei militi della Resega
La moglie Erminia ricorda cosi quel momento: "Luigi era da poco rientrato a casa dalla fabbrica dove aveva terminato il turno di notte, alle sette bussarono alla porta, Luigi andò ad aprire e si trovò davanti la Milizia che lo arrestò'".
In sei fecero irruzione a casa del sindacalista corsichese.
"Gli uomini che arrestarono Luigi Salma non erano di Corsico. Sapevano una cosa però: che lavorava in cartiera. Lì lo cercarono, ma se ne era appena andato, finito il turno della notte. Quindi si mossero verso la sua abitazione, in via Armando Diaz, oggi via Salma.
Nel raccontare l'arresto di Luigi Salma, Alberto, suo figlio, che allora aveva undici anni, continua ad avere un rimpianto. A nessuno della cartiera venne in mente di avvertire suo padre che stavano andando a prenderlo, ci sarebbe stato il tempo per avvertirlo, per metterlo in guardia: Bastava che qualcuno dalla cartiera venisse e dicesse: “Ehi Salma! Va che tl cercano”, Invece non è venuto nessuno. Forse non avevano capito che era una cosa grave, forse non pensavano a un arresto.
Così, quando lui e il padre sentirono bussare alla porta, non ebbero il tempo neanche di realizzare quanto stava per accadere, «Stavamo per andare a scuola lo e mio padre, La mamma - ha raccontato Alberto - era già In fabbrica, alla Materiali Refrattari. Era mio papà, molte volte, che mi preparava i libri, mi metteva la cartella, mi vestiva .....Come abbiamo aperto la porta, ce li siamo trovati lì in casa. Han cominciato ad aprire cassetti, buttar via tutta la roba...E allora m'han mandato fuori, sulla ringhiera. 
Cercavano qualche arma, un volantino, qualcosa, invece non han trovato niente. Lui era solo un politico è basta.
Finita la perquisizione, gli uomini portarono via Luigi Salma: «L'ho visto andare via, che m'ha detto: “Dammi un bacio.”  Gli ho dato Il bacio è basta. Da quella volta non l'ho visto più, Son rimasto li sulla ringhiera... Dopo le famiglie m'han ritirato in casa perché piangevo. La portinaia m'ha calmato finché non è arrivata la mamma, che l'avevano mandata a chiamare».
Venne arrestato come politico. 
Dopo l'arresto inizio la solidarietà verso la famiglia di Luigi  e si legge sul libro della Perin:"Una parte del paese si strinse intorno alla famiglia, aiutandola come poteva, rischiando talvolta di esporsi", racconta Alberto Salma.
Alberto Salma nel 1945
 Uno degli episodi da lui ricordato è legato ad alcuni operai della Materiali Refrattari. Questi operai, a mezzogiorno, facevano entrare il figlio di Salma, per farlo mangiare alla mensa. A uno di loro, Carlo Scrivanti, comunista, è legato un ricordo di Alberto: "Via il papà, spesso a casa non c'era niente da mangiare. E allora andavo alla Materiali Refrattari, che la mia mamma mi teneva là a mezzogiorno, quando facevano la mensa, Non mangiava lei per darmelo a me. Allora, quel momenti là, la radio... bisognava alzarsi in piedi perché parlava Il duce. Scrivanti non voleva che io mi alzassi. Bisognava alzarsi in piedi, E lui diceva: “No, è un bambino e sta seduto, E lui mangia!” E io mangiavo».
Un grosso aiuto alla famiglia Salma venne dai lavoratori della cartiera: «Fecero la colletta, ha spiegato Alberto. Noi avevamo fin vergogna, perché era tutta gente, che tiravano fuori da quei pochi soldi che avevano, tutti i mesi. Sapevamo cosa voleva dire tirare fuori tutti i mesi quei soldi. Eppure....abbiamo sempre ricevuto, fino alla fine della guerra." E anche di nascosto. Il più delle volte veniva il parroco a portarcela, il Don Flaminio. Vedendo il parroco nessuno sospettava. Lì, nel palazzo, ce n'era tanti di fascisti. Don Flaminio veniva alla sera, in casa, e diceva due parole  “La manda San Giuseppe, la manda.... E metteva là la busta; era la colletta che tiravano su gli operai della Burgo."
La Materiali Refrattari
Nel frattempo venne trasferito a San Vittore. Fu il primo arresto a Corsico di un antifascista e per molti giorni nessuno seppe nulla di Luigi Salma, nessuno sapeva ne in cartiera ne il fascista Pilade Clerici.
Si venne a sapere dove era Salma tramite un muratore corsichese che lavorava all'interno di San Vittore, un certo "Chiari", che non appena vide il suo compaesano avvertì la famiglia e riusci a fare da tramite per alcuni bigliettini da parte di essi. Ricorda ancora Alberto:"Ai politici era vietato comunicare con i familiari e fu presto proibito di ricevere cibo. Potevano soltanto ricevere biancheria pulita, fazzoletti, camicie.
Durante la detenzione del marito la signora Salma fu derubata di cinquanta lire e un po di pane destinati al marito che non gli fecero mai vedere.
Allora il Chiari, questo uomo, a suo rischio, portava lui qualcosa da mangiare. Portava del suo. Gli portava il cioccolato - che noi non potevamo - e ci metteva dentro i nostri bigliettini. Gli dava i messaggi col cioccolato. E mio papa lo sapeva."
A San Vittore rimase tre mesi e il 3 marzo del 1944 venne deportato nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria.
A Mauthausen Luigi Salma arrivò il 13 marzo 1944. Una data, questa, che si desume dal volume di Italo Tibaldi, Compagni di viaggio - un testo fondamentale per la ricostruzione dei «trasporti» che portavano al lager.  Quello di Salma fu il «trasporto» numero 33. A Mauthausen, in Austria, Luigi Salma - numero di matricola 57624.
Partì dal terribile binario 21 della stazione centrale di Milano.
Nel campo di concentramento Salma incontrò almeno due superstiti che hanno raccontato di averlo visto prima della sua morte.
Mino Micheli racconta: "Se tornerò diceva, la prima cosa che farò sarà di cambiare cognome!"  
Il lavoro svolto da Salma nel campo fu riferito al figlio da Angelo Clerici: "C'era una cava. E mio padre, ha spiegato Alberto - doveva fare non so quanti gradini, su e giù da quei gradini, per prendere e portare su le pietre. La gente cedeva così. E quelli che si fermavano, coi cani li azzannavano».
Luigi Salma morì il 18 giugno 1944.
Di fame è morto mio papà, cioè di stenti. Il testimone che è venuto da noi dopo la guerra, l'ha visto. Era lì. Prima di morire, mio padre gli ha chiesto un pezzetino di pane. Avrà pesato trenta chili."
Solo nell'agosto del 1945 si seppe della sua morte.

Il testimone, che era Angelo Clerici dichiarò: "Essendo io l'unico italiano presente al suo decesso posso dichiarare che prima della sua morte ha espresso il desiderio che io al mio ritorno andassi a porgere il mio ultimo saluto a sua moglie e a suo figlio".


La presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso l'apposita commissione riconosce a Luigi Salma di essere caduto per la lotta di liberazione.
Come già citato la Via dove abitava che all'epoca  era Via Diaz , è divenuta Via Luigi Salma proprio in suo onore. Il palazzo dove abitava dovrebbe essere all'attuale numero 13.
La targa posta in comune
Una targa in sua  memoria venne  posta il 25 aprile del 1974, in occasione dei trentanni della sua scomparsa, in Via Oberdan all'ingresso della Cartiera, ora trasferita all'ingresso del palazzo comunale in Via Roma dopo l'abbattimento della cartiera.
Anche all'ingresso del cimitero di Corsico è posta una targa in ricordo.
Nel libro di Viviana Perin il figlio Alberto racconta alcuni aspetti della vita privata del padre.

Parlava poco in casa di quello che faceva fuori. Di mio padre sapevamo - io e mia madre - che era a capo della Commissione interna alla Burgo. La mamma aveva paura: Gino - diceva - lascia stare la politica. E lui diceva Erminia fa i calzett. In milanese glielo diceva. Spesso mio padre era stato convocato alla casa del fascio, in piazza al ponte, avrà anche preso delle botte. 
Targa al cimitero 
Una sera si e una no lo chiamavano lì. Alla Burgo come capo della commissione interna era responsabile della mensa, anche per questo qualche volta ha potuto mostrarmi la cartiera. Mi portava per mano, mi faceva vedere la mensa, anche la macchina prima, ma non da vicino - che ero piccolo - e poi cominciava a raccontarmi qual'era la vita dell'operaio della Burgo. Mi portava anche in altri posti. 
Allora c'era il Pietro Capuzzoni e la sera ad un certo orario andavamo in casa sua a sentire Radio Londra.In quei momenti lì mica tutti avevano la radio, anche noi non c'e l'avevamo e andavamo da stò Pierino Capuzzoni a sentire Radio Londra. Lì mi potava. Mi sedevo e ascoltavo e dopo mi dicevano Non dir niente eh"

Casa del Fascio
Mio papà ci teneva che studiassi. Io non avevo troppa voglia e lui...ah era tremendo per lo studio. Quando c'era lui - piangevo sì piangevo no - i compiti bisognava farli. E mi aiutava. Era istruito, intelligente. Lui non aveva fatto tanta scuola, ma leggeva tanto, continuava a leggere...giornali, libri, aveva sempre in ballo qualcosa. I giornali li leggeva tutti. "Non è abbastanza leggerne uno solo!", diceva. Doveva sapere cosa diceva questo, quello, e poi ci faceva il resoconto. Delle volte, quando faceva il turno di notte e rientrava la mattina, invece di andare subito a dormire, mi prendeva per mano, andavamo per Corsico, prendeva il suo giornale, faceva la spesa.....Mi portava lui alla scuola elementare."


«lo ero magro da bambino, un po gracilino. All' epoca la Burgo mandava i figli degli operai al mare, a Moneglia. E io ne avevo bisogno, perché ero magro.  Mai andato al mare, perché non avevo la divisa da Balilla. Quando ero in prima classe piangevo, perché vedevo gli altri ma non me l'ha presa, niente. Dicevo Ma papà chel lì va al mare. Ma lui...niente da fare. Non ha mai dato la soddisfazione ai fascisti di comprarmi la divisa dei Balilla. E anche alla parata, quella del 28 ottobre, quando si portava la corona al monumento dei caduti, gli altri avevano la divisa da Balilla. Io e il Vaghi, il figlio di un altro operaio della Burgo, eravamo gli unici senza, e rimanevamo in fondo. M'ha mai comprato la divisa.

Alberto Salma all'inaugurazione della sede socialista intitolata a suo padre

I miei genitori tiravano la cinghia, però non mi facevano mancare niente, persino il prosciutto finchè potevano. Mi ricordo che a me piaceva il cioccolato col panino. Mio papà me lo prendeva, non tutti i giorni, quando poteva ovviamente.
A mezzogiorno venivo a casa da scuola e me lo preparava lui il mangiare, se non era di turno. Ma dovevo mangiare eh, perché era anche severo.
Il Sindaco Ventura, Alberto Salma
 e Maurizio Graffeo (Anpi Corsico) al monumento della Resistenza

Alcuni racconti sono tratti da "La lotta antifascista nel corsichese" di Giorgio Villani e Luigi Spina e "In Cartiera a Corsico" di Viviana Perin. 


Targa deposta dal Comune di Corsico a Mauthausen

Via Salma
La casa di ringhiera in Via Salma
Via Salma dall'alto
Ingresso del cimitero di Corsico
La Villa Triste di Corsico oggi 

La targa all'ingresso del comune
L'ex Casa del Fascio oggi

La targa lasciata a Mauthausen dai tramvieri di Corsico

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