Corsico e la sua storia Volume 1

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1245-1275 CORSICO NEL MEDIOEVO, IL CASTELLO, IL CARROCCIO E LE GUERRE TRA COMUNI

Il Carroccio
Poco si sa, quasi nulla della Corsico negli anni del Medioevo e incuriositi da una descrizione che ogni tanto riaffiorava su vecchi libri che descrivevano la nostra città ne abbiamo voluto approfondire l’argomento. "La borgata di Corsico ha origini antiche, ed il castello che la presidiava è più volte ricordato nelle cronache milanesi riferentisi alle guerre del Comune colle città vicine."
Così veniva descritta Corsico su "La Patria" del 1894 e non è insolito trovare questa descrizione tra le pagine dei libri di storia pubblicati sopratutto prima del novecento, ovviamente colpisce subito che si parli di un castello ma non passa inosservata nemmeno la parola "guerre",  e quindi volendo saperne di più siamo riusciti a scovare alcuni eventi di cui andremo a parlare nelle prossime righe. 
Come riferimento abbiamo preso il libro sulla storia di Milano dello  storico del cinquecento  Bernardino Corio (Milano, 8 marzo 1459 – Milano, 1519), dal quale era già stata estrapolata la notizia della presenza del Carroccio in Corsico l’undici maggio 1274 durante la guerra lampo che in quell'epoca Pavia e Novara mossero nei confronti della città di Milano.
Da questo libro, preziosa fonte di notizie riguardo la storia milanese,  siamo venuti a conoscenza che Corsico viene citata durante le guerre tra comuni nell'anno 1245, il già citato 1274 e nel 1275 e che per ben due volte il Carroccio fu portato in Corsico prima della battaglia, 1245 e 1274. Viene inoltre citata una quarta volta riguardo la morte del Piccinino avvenuta il 16 ottobre 1444.
Vediamo brevemente cos'era il Carroccio.  Da Wikipedia: “Il Carroccio era un grande carro a quattro ruote recante le insegne cittadine, intorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie dei comuni, prevalentemente lombardi, ma anche toscani e dell'intera Italia settentrionale. Difeso da truppe scelte, pavesato con i colori del comune, era trainato da buoi e portava un'antenna con la croce e con lo stendardo, un altare e una campana ("la martinella"). In tempo di pace era custodito nella chiesa principale della città. Di origine incerta, secondo la tradizione fu inventato dall'arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano (XI secolo) tra il 1037 ed il 1039 in uno degli assedi che Corrado II il Salico fece a più riprese a Milano. Il suo uso da Milano si diffuse in molti comuni dell'Italia settentrionale, in Toscana e fuori d'Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV. Il carroccio fu protagonista nella battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, durante la quale era difeso dalla compagnia della morte, guidata secondo la tradizione popolare da Alberto da Giussano”.
Per quanto riguarda il castello non vi è nessuna traccia ne visiva ne scritta e nemmeno nessun ricordo che parli di un castello in Corsico e quindi, come spesso accade, nel tempo la parola castello è stata tradotta e trasformata nel tempo dall'originale "castrum". Infatti la parola castrum come riportato anche da https://www.mondimedievali.net/ poteva avere anche altri significati: "Confuso spesso, sin dall'età classica, con castellum, il termine castrum comprende una gamma di significati che, a seconda dei tempi, dei luoghi e dei diversi autori che lo riportano, comprende tanto l’antico fortilizio romano quanto la dimora fortificata di un funzionario che esercita la sua autorità nella zona il cui la struttura sorge e che può essere anche inserito in un rapporto di vassallaggio con altri. In altri casi designa uno spazio chiuso dotato di una qualche forma di difesa, circondato da mura ed arroccato intorno al complesso (solitamente fortificato) della cattedrale e del relativo palazzo vescovile, ma nello stesso tempo - specialmente nelle fonti letterarie - persino un abitato di una certa consistenza non affatto fortificato.
Nel XIII secolo il termine viene quindi associato da alcune fonti, specificatamente, ad una semplice “casa forte” munita di torre a pianta quadrata, molto frequente in tutte le città italiane, da altre ad una costruzione con funzione di supporto alle residenze regie fortificate ubicate all'interno dei centri abitati.
Nonostante ciò il concetto iniziale di castrum non scompare immediatamente e continua a convivere accanto alle nuove accezioni ancora per lungo tempo, per cui, in relazione alle strutture e agli insediamenti muniti cui viene riferito, indica, nella maggioranza dei casi: una fortificazione realizzata in un luogo inaccessibile, una semplice palizzata con o senza fossato, una qualsiasi opera difensiva in legno, un muro di cinta a protezione di un particolare edificio, una fortezza o un borgo munito."
Detto questo e vista la documentata presenza per almeno  due volte del Carroccio, possiamo azzardare l'ipotesi che ovviamente non c'e mai stato un castello in città, sarebbe stato troppo rilevante da non essere ricordato, ma un castrum, ovvero una sorta di accampamento per i soldati o una struttura fortificata a guardia del borgo, per lo meno in presenza del Carroccio, importante simbolo di guerra.
 Ma in assenza di prove consistenti possiamo fare solo ipotesi. Come solo ipotesi si possono fare sulla posizione di  questo accampamento.
Ma veniamo a parlare delle già citate guerre tra comuni.
Iniziamo col parlare del 1245, quando nell'estate di quell'anno Papa Innocenzo IV durante il Concilio di Lione depone dai suoi poteri Federico II, sciogliendo tutti i suoi sudditi dal giuramento;  in Germania si passa alla elezione di un nuovo re dei Romani individuato in Enrico di Turingia.    
Federico II invita i principi cristiani a punire la corruzione e l'invadenza del clero. I Milanesi mandano ambasciatori in Germania a Enrico di Turingia per invitarlo a combattere Federico II. Per rappresaglia il contado milanese è saccheggiato dai ghibellini.
In ottobre Federico II, alleatosi con i cremonesi, parmigiani, alessandrini e dertonesi, con due eserciti,  uno sotto il suo comando e l’altro sotto quello del figlio Enzo, comincia ad invadere le terre del milanese. L’esercito di Federico II arriva a Morimondo e ne distrugge il monastero.
Alla seconda metà di ottobre i milanesi accortisi dell'invasione escono dalle mura cittadine e portano il Carroccio con tutta la milizia a Corsico nell'intento di resistere al nemico. Il Corio dice "con gran sollecitudine procurarono di resistere al nemico" che lascia intendere ci sia stata battaglia anche in Corsico ma è solo una possibile ipotesi  vista la presenza del Carroccio o un accampamento pronto alla battaglia. Siamo alla metà di ottobre e le truppe raggiungono poi Abbiategrasso il giorno 21.
 A novembre gli alleati di Piacenza, di Brescia e di Novara mandano aiuti all'esercito milanese, che riesce a tenere a bada quello imperiale. I militi di porta Comasina e di porta Orientale, guidati da Simone da Locarno, muovono contro Enzo a Gorgonzola e lo attaccano. Enzo è fatto prigioniero da Panera da Bruzzano e l'esercito imperiale si disperde.
Enzo viene rilasciato dietro condizione di non invadere più il territorio milanese e di indurre il padre Federico II a fare altrettanto. Queste condizioni saranno rispettate e pongono fine alla guerra. Di questa guerra. Si perché all'epoca muovere eserciti era quasi all'ordine del giorno.
Queste le parole del Corio: “Bonifacio, marchese di Monferrato, abbandonando la fede data a Milanesi, contro il giuramento, si accostò a Federico benché privato d'ogni dignità; il quale da Torino partendosi venne a Pavia, dove deliberato di entrare su quel di Milano, andava convocando per tutta Italia qualunque suo aderente. Gli vennero dunque i Cremonesi con seicento soldati,  i Parmigiani con duecento e parimente gli Alessandrini e i Dertonesi (Tortonesi). Fece la sua entrata a Miramondo (Morimondo) e destrusse il monasterio.; la qual cosa intendendo i Milanesi condussero il lor Carroccio e la milizia al luogo di Corsico, e con gran sollecitudine procuravano di resistere al nimico. Il seguente giorno andò in fretta  di rincontro a Vermezzo. Il che vedendo Federico, mandò suoi legati ai Bergamaschi ed ai Lodigiani che gli prestassero soccorso. Et un lunedì, a'ventuno di ottobre, condusse l'esercito al borgo di Abbiategrasso oltre al Tesinello.”
Trentuno anni dopo, nel 1274, avviene un altra guerra lampo e nuovamente il Carroccio muove verso Corsico. Le città di Pavia e Novara scontente del trattamento riservato dai Della Torre ai nobili milanesi proscritti muovono guerra verso Milano e l 'undici maggio del 1274 arriva il Carroccio con la milizia a Corsico per proseguire poi verso Abbiategrasso. La guerra avrà breve durata e terminerà il 6 giugno del 1274.
Scrive Bernardino Corio: "... Agli undici del detto, un venerdì, trecento soldati milanesi condussero il lor carroccio al luogo di Corsico, col gonfalone della comunità; e il sabato che fu al duodecimo, i Novaresi e le genti a cavallo de' Pavesi andarono a dare il guasto al luogo di Agem, tenuto per i  Brusati; il perché nella domenica, il podestà di Milano e Francesco Torriano, andarono in fretta ad Abbiategrasso, e il carroccio fu condotto al luogo di Gazzano, quindi il giorno appresso ad Abbiate...". 
 La cronologia degli eventi
1274
Novara e Pavia proteggono la causa dei nobili proscritti milanesi, per cui Milano decide di portar loro guerra.
29 aprile             
I Milanesi tolgono il carroccio dalla porta maggiore di S. Tecla e muovono contro i Pavesi.
11 Maggio
Trecento militi, passati per Corsico e Gaggiano, s'accampano ad Abbiategrasso.
15 Maggio
I Novaresi, uniti ai Pavesi, s’ inoltrano fino al ponte sul Ticino, eretto dai nostri, vicino a Turbigo, sorprendono gli avamposti milanesi e li fanno prigionieri dopo breve difesa
20 Maggio
Napo esce da Milano alla testa delle legioni e raggiunge le milizie ad Abbiategrasso.
1 Giugno
Muove l’armata, passa il Ticino e pone il campo al di la del fiume; intanto, seguendo la sua politica, mette in opera maneggi i quali raggiungono il loro scopo.
6 giugno             
Pace tra Napo della Torre e Novara e Pavia.
Nel 1275 troviamo una nuova citazione di Corsico, sempre tra le pagine scritte da Bernardino Corio. In una guerra mossa da spagnoli, pavesi e banditi milanesi contro la città di Milano, il 12 febbraio 1275 in un giorno di neve si radunano a Trezzano e a Corsico milizie che vanno in soccorso all'esercito dei Della Torre.
Scrive l’autore:"Agli undici si trasferirono al ponte sopra il tesino, e spianarono a Vigevano alcuni fossi che vi erano. Il che vedendo i difensori e stimando che volessero combattere, subito mandarono lettere a Milano, domandando opportuno soccorso. Perché nella prima ora del giorno seguente ad Abbiategrasso con la milizia cavalcò il Podestà di Milano; gran numero di popoli giunse fino a Trezzano; e parte a Corsico, quantunque fosse sopra la terra alta la neve."
Corsico è posta in una situazione strategica, sulla strada principale che da Vigevano portava a Milano e viceversa, quindi era d’obbligo che le truppe facessero spesso tappa nel borgo, come avvenne anche successivamente nel 1706 con Eugenio di Savoia che porta anch'egli il suo campo a Corsico.
E’ un peccato che questi racconti, seppur di poco conto, siano rimasti in fondo ad un cassetto nel corso della storia.

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7 AGOSTO 1943 - FORTI BOMBARDAMENTI SULLA ZONA DI CORSICO

La notte del sette agosto 1943 ci furono dei grossi bombardamenti su Milano e Corsico e i testimoni dell'epoca dissero che tanto era forte l'attacco che le postazioni antiaeree poste nella zona di Corsico (situate al Lorenteggio, Cascina Luisa , Pontirolo e Bazzanella), smisero addirittura di sparare. 


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BOSSI CARLO - PARTIGIANO RICONOSCIUTO

Bossi Carlo di N.N. nato a Milano il 16 febbraio 1901, appartenente alla 115a Brigata Garibaldi per 14 mesi.
Iscritto al PCI viene eletto al consiglio comunale di Corsico in qualità di Consigliere il 18 aprile 1946. Partigiano riconosciuto.



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20 MAGGIO 1943, APPUNTI DI DON TORNAGHI

Il parroco Don Flaminio Tornaghi durante la sua permanenza a Corsico aveva scritto dei diari che raccontavano i fatti "degni di nota" che accadevano in paese, molto preziose le sue testimonianze sopratutto durante la seconda guerra mondiale..

Il 20 maggio del 1943, Don Tornaghi scrive :”Oggi finalmente partono i soldati tedeschi che avevano occupato il nuovo oratorio adiacente alla chiesa e varie stanze. Non hanno neppur soddisfatto alle spese vive”.

Don Tornaghi


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BRAMBILLA EMILIO - PARTIGIANO RICONOSCIUTO

Brambilla Emilio di Emilio nato il 18 febbraio 1914 a Buccinasco, appartenente alla 113a Brigata Garibaldi per 12 mesi.
Tra le varie azioni eseguite lo troviamo il 16 novembre del 1944 insieme ad altri compagni attaccano una squadra della X MAS, ne disarmano i componenti e portano le armi a Corsico.


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BARZETTI GUERRINO - PARTIGIANO RICONOSCIUTO

Barzetti Guerrino di Luigi nato il 19 giugno 1915 ad Assago, appartenente alla 113a Brigata Garibaldi per 8 mesi e 10 giorni.
Tra le varie azioni eseguite lo troviamo il 20 ottobre 1944 con Arrigoni Giovanni, Signorini Angelo, Bettolini Pietro, Barbieri Paolino ed Ernesto Innocenti alle ore 24 tagliano i fili della linea telefonica Corsico-Buccinasco riuscendo nell'intento di interromperla.
Il 2 febbraio con Arrigoni Giovanni e Bettolini Pietro  disarmano a Bereguardo due militi, recuperando due moschetti e una pistola.
Partigiano riconosciuto.



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ARRIGONI GIOVANNI - CAPO NUCLEO, PARTIGIANO RICONOSCIUTO

Arrigoni Giovanni di Vittorio nato il 31 marzo 1916 a Vedesco, appartenente alla 113a Brigata Garibaldi. Capo nucleo del gruppo di Corsico dal 1° ottobre 1944 al 25 aprile 1945 col grado di Sergente. Partigiano riconosciuto.  
Tra le varie azioni eseguite nel settembre del 1944 insieme a Signori e Cappelli asportano cinque moschetti e munizioni da un deposito tedesco vicino all’ Alfa Romeo.
Il 20 ottobre 1944 con Barzetti Guerrino, Signorini Angelo, Bettolini Pietro, Barbieri Paolino ed Ernesto Innocenti alle ore 24 tagliano i fili della linea telefonica Corsico-Buccinasco riuscendo nell'intento di interromperla.
A febbraio del 1945 insieme a Carlo Scrivanti lanciano volantini davanti alla chiesa di via Cavour a Corsico. Il 2 febbraio con Barzetti Guerrino e Bettolini Pietro  disarmano a Bereguardo due militi, recuperando due moschetti e una pistola.
Il 22 aprile 1945 con Danelli, Grecchi e Petrò distruggono materiale propagandistico di marca fascista in P.le Albania a Milano. Il 24 aprile 1945 con il fratello, Patrucco e Bettolini Pietro catturano un sergente della Resega e due militi della X MAS.



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ABBIATI ANGELO - PARTIGIANO RICONOSCIUTO

Abbiati Angelo di Francesco nato il 5 giugno 1908 a Cusago, appartenente alla 113a Brigata Garibaldi per mesi 7.
Tra le varie azioni compiute, il 10 ottobre 1944 insieme a Luigi Ghetti ha disarmato due militi delle Brigate nere sulla strada Corsico-Cesano Boscone.
Iscritto al PCI viene eletto al consiglio comunale di Corsico in qualità di Consigliere il 18 aprile 1946. Partigiano riconosciuto.



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CORSICO, 1943-1945 L'INCUBO NAZIFASCISTA


SPECIALE FASCISMO E SECONDA GUERRA MONDIALE - TERZA PARTE

Il comando nazista arriva a Milano il 12 settembre 1943. Il 18 settembre 1943 Benito Mussolini dà il via alla Repubblica di Salò e il Partito Fascista diventa Partito Fascista Repubblicano. Alla villa Campiglio Verganti arrivano i militi della Brigata Nera Aldo Resega agli ordini del Capitano Leone Varisco, Capo della XIV° Zona del PFR. La villa per alcuni diverrà La Resega ma per molti sarà la Villa Triste di Corsico. Molte sono le testimonianze sulle torture che avvenivano al suo interno.


Nel frattempo gli alleati anglo-americani prendono piede risalendo lo stivale dividendo in due la nazione, con l'occupazione nazista al nord e gli alleati al sud.
I gruppi antifascisti che sino al luglio del 1943 operavano in solitaria e in anonimato e che agivano solamente tramite volantinaggi e manifesti clandestini ora iniziano a organizzarsi compiendo anche sabotaggi e azioni armate. Nascono i GAP (gruppi di azione partigiana) che si organizzano in numerose squadre che in molte città svolgevano un intenso ruolo di disturbo. A Corsico i partigiani si riuniranno nella 113a Brigata Garibaldi bis e i più giovani nel Fronte della Gioventù oltre ad alcune squadre di partigiani socialisti che contribuiranno anch'esse alla lotta per la liberazione.
Nel settembre del 1943 Leopoldo Bozzi entra a far parte del Fronte della Gioventù e insieme ad altri giovani corsichesi forma nel novembre 1943 la sezione locale del gruppo di cui ne diviene il responsabile. 
Leopoldo Bozzi

Il 13 novembre 1943 viene arrestato Luigi Salma. In sei fecero irruzione a casa del sindacalista corsichese che venne arrestato come politico. Condotto a San Vittore verrà poi deportato a Mauthausen dove perderà la vita il 18 giugno del 1944.
Il 21 gennaio del 1944 avviene la prima vera azione di sabotaggio nel territorio, vengono tagliati i cavi elettrici alla Villa triste e viene bloccata una colonna tedesca sul Naviglio. 
"Il 21 gennaio 1944 in corrispondenza del 23° anniversario della fondazione del PCI, i gruppi ricevono l'ordine di sabotare le strutture e le sedi delle Brigate nere. Mentre a Milano vengono attaccate a colpi di rivoltella le sedi del fascio dei vari rioni, a Corsico viene organizzata un'azione di disturbo che prevede il sabotaggio dei fili dell'energia elettrica collegati con la Villa Triste, e lo spargimento di chiodi a tre punte sulla strada provinciale pochi attimi prima del passaggio delle colonne tedesche dirette a Milano. L'azione viene preparata alla trattoria L'Uscett da un gruppo di antifascisti : si decide che un componente curi il sabotaggio dell'energia elettrica, mentre gli altri si dedicheranno allo spargimento dei chiodi a tre punte al momento propizio. Con una coraggiosa azione, l'elettricista Bettolini a non più di un centinaio di metri dalla sede del fascio taglia i fili della luce, lasciando per la prima volta la tragica villa al buio. Contemporaneamente il gruppo diretto dal Barbis (Manelli) e del quale fanno parte tra gli altri anche Scrivanti, Portaluppi, De Felici e Marnati, si scagliona lungo la provinciale e quando giunge il segnale che la colonna tedesca è in arrivo da Abbiategrasso, inizia a spargere i chiodi a tre punte.  Anche questa azione si conclude positivamente: un' intera autocolonna tedesca è bloccata lungo il Naviglio grande. Tra un vociare di ordini impartiti in tedesco i militari della Wehrmacht saltano giù a sostituire le gomme forate dei camion. Queste per Corsico sono state le prime azioni di disturbo effettuate nel corso della Resistenza"  Tratto da "La lotta antifascista nel corsichese" di Giorgio Villani e Luigi Spina.
A marzo del 1944 scoppiano grossi scioperi in tutto la nazione e anche a Corsico si scende in piazza, le prime fabbriche ad aderire agli scioperi saranno la Materiali Refrattari e la Cartiera Burgo. Un gruppo di manifestanti composto da molte donne e capitanato dalla partigiana Bianca Nardini bloccano il passaggio del tram all'altezza della Bocca. La manifestazione riesce e i tram tornano indietro. 
Il 14 aprile del 1944 per una frase male interpretata viene arrestato Carlo Manelli, tra i più attivi del movimento antifascista. Resterà in carcere solo pochi giorni ma che lo segnarono per sempre, all'interno di San Vittore infatti è venuto in contatto con numerosi antifascisti di Milano e al suo rilascio avvenuto il 24 aprile si incontra immediatamente con una staffetta milanese che gli dà istruzioni per i prossimi contatti.
Carlo Manelli "Il Barbis"

Dopo l'incontro con Luigi "Delio" Maradini di Milano viene costituita la 113a Brigata Garibaldi bis distaccamento di Corsico. Adesso i contatti con i partigiani di Milano sono sempre più frequenti e ufficiali.
Il 18 giugno 1944 muore nel campo di lavoro di Mauthausen il socialista Luigi Salma. 
A fine settembre del 1944 un plotone di avieri si stabilisce a Corsico, il comando in un appartamento dell'Avvocato Perego in Piazza al Ponte e il plotone in un’ex fabbrica di iuta vicino alla cartiera Burgo.
Nel frattempo le azioni dei giovani del Fronte della Gioventù non passano inosservate e arrivano all'attenzione del  Capitano Leone Varisco della VIII BN Aldo Resega che dalla Villa Triste fa emettere i mandati di arresto per i 16 giovani componenti del gruppo.
La notte tra il  16 e il 17 novembre 1944, circa un anno dopo la costituzione del gruppo,  dalle ore 23 partono gli arresti che dureranno per tutta la notte. 
I giovani si ritroveranno poi tutti alla Villa Triste. Anche Leopoldo Bozzi è tra di loro.
I ragazzi vengono interrogati e torturati per ore. Il 18 novembre i ragazzi vengono condannati a morte e mentre alcuni corsichesi iniziano a stazionare fuori dal comando fascista il parroco Don Tornaghi inizia la sua battaglia per il rilascio dei ragazzi. Chiede aiuto al Cardinale Schuster che in quei giorni era a Corsico per una visita pastorale, ma sarà il Comandante Costa del Comando di Milano a dare la grazia ai ragazzi del Fronte della Gioventù. Al suo ritorno a Corsico però il parroco scopre che l’ordine di scarcerazione è arrivato troppo tardi, infatti due componenti del gruppo, Luciano Villani e Leopoldo Bozzi, erano stati nel frattempo trasferiti. Villani verrà poi deportato al campo di concentramento di Dachau, dal quale tornerà segnato per sempre, mentre Leopoldo Bozzi venne trasferito al carcere di  Legnano. 
La sede del comando fascista
Dentro il comando fascista i partigiani locali avevano alcuni infiltrati e grazie alla soffiata di Fulvio Villani che lavorava all'interno della Villa triste si venne a sapere che erano in programma anche degli arresti nei confronti di componenti della 113a Brigata Garibaldi. Grazie a questa notizia che venne fatta circolare immediatamente il 20 novembre gli arresti in programma non ebbero luogo, i fascisti non trovarono nessuno.
Sono giorni caldi a Corsico, il 24 novembre del 1944 con l’inganno viene arrestata anche la partigiana Bianca “Vera” Nardini che dopo essere portata al carcere di Legnano viene messa a confronto con Leopoldo Bozzi ma entrambi negheranno di conoscersi se non di vista essendo entrambi dello stesso paese. 
La Nardini verrà fatta poi liberare dallo stesso Capitano Varisco, che l'aveva precedentemente fatta arrestare, nel dicembre 1944 e poco prima del suo rilascio riesce a parlare con il Bozzi che come ha poi raccontato si era oramai rassegnato al suo destino. 
A fine Gennaio del 1945 gli alleati bombardano nuovamente il territorio. Il 31 Gennaio ben sei bombe colpiscono la Cartiera Burgo. Don Tornaghi che stava percorrendo la strada verso la Cartiera, ricorda così quei momenti:”Stamane mentre andavo in Cartiera Burgo …venni sorpreso dall'allarme tanto che gli operai in cartiera, vedendo gli apparecchi, mi invitarono a rifugiarmi con loro in portineria e proprio in quell'istante un velivolo, scendendo a bassissima quota, colpì di bomba il reparto falegnameria ed un altro magazzino vicino alla scuderia cavalli. Erano circa le dieci e fu un vero miracolo se non vi furono vittime e gravi danni perché ben sei bombe si approfondirono nel terreno. Vi furono circa una dozzina di feriti, uno alquanto gravemente…”
Il 17 febbraio 1945 a San Vittore Olona viene ucciso da due antifascisti un ispettore della Legione Speer di Legnano. I colpevoli non si trovano e dopo una sentenza emessa dal tribunale militare tedesco di Milano viene deciso di prelevare due “comunisti”  dal carcere di Legnano e fucilarli per rappresaglia nello stesso punto in cui è stato assassinato l’ispettore della Speer. I due comunisti sono Pietro Bruzzi e il corsichese Leopoldo Bozzi che il 19 febbraio del 1945 pagheranno per colpe altrui venendo assassinati e i loro corpi lasciati in mostra per scoraggiare altre azioni del genere. 
Sul Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 27 febbraio 1945 si legge:«il 19 corrente, alle 18,30, in S. Vittore Olona, il comando militare germanico faceva fucilare, per rappresaglia, due comunisti, nello stesso luogo ove fu commesso l’assassinio dell’ispettore Liebele, della Speer di Legnano».
Su  “Anarchici nella Resistenza: le brigate Malatesta-Bruzzi” si raccontano quei tristi momenti: "I militari scendono dalle camionette e formano un plotone d’esecuzione sotto gli occhi degli abitanti del paese. Un attimo dopo, i corpi dei due prigionieri giacciono sul terreno privi di vita e i nazisti pretendendo che le loro salme rimangano lì, sulla strada, per giorni, come avvertimento. Fino a che una mano clemente sfida l’ira dei carnefici e porta i due cadaveri al cimitero."
Quella sera Don Flaminio Tornaghi annota sul suo diario: ”Giorno doloroso per Corsico perché per rappresaglia dei tedeschi fu ucciso a San Vittore Olona il giovane Bozzi Leopoldo, proprio nel giorno in cui, riconosciuta la sua innocenza era posto in libertà. Grande cordoglio suscitò in paese.”
Ad aprile gli alleati risalgono l'Italia e con l'aiuto dei partigiani iniziano a liberare le città dai tedeschi, il 23 aprile 1945 è Genova ad insorgere e a venire ufficialmente liberata.
La sera del 24 aprile a Milano la brigata Garibaldi attacca una caserma fascista; Nella notte la brigata nera che stazionava alla Villa Triste di Corsico fugge senza lasciare tracce, il giorno seguente la villa verrà occupata dal CLN locale. 
La Villa Triste oggi 

Il 25 aprile 1945 Mussolini lascia Milano cercando di fuggire verso la Svizzera aggregandosi ad una colonna tedesca in ritirata e dopo essere stato arrestato dai partigiani il 26 aprile viene giustiziato due giorni dopo senza la possibilità di un processo.
A Milano ormai i tedeschi e le squadre fasciste battono ritirata e fuggono verso posti sicuri. La città è ufficialmente libera dall'occupazione tedesca. 
A Corsico giunge notizia dell’insurrezzione delle grandi città, gli operai occupano le fabbriche, il comune viene liberato dalla giunta fascista e la gente scende in piazza a festeggiare. 
Al CLNAI sono affidati tutti i poteri. Le formazioni partigiane e antifasciste  possono uscire allo scoperto e rivelare le loro identità. 
Sul libro “Corsico dalle origini al 1950” si legge: “Esplode la gioia di vivere, si balla e si canta all'Uscett (Nuova Italia), alla "Bocca" (Unione Familiare) alla "Rosa" (Il Lavoratore). Si balla al circolo del Fronte della Gioventù, in Piazza al Ponte e al "Borlagiò". La guerra per Corsico e per la nazione intera è ufficialmente conclusa. 
A Corsico come in molte altri parti d'Italia ci furono anche episodi sporadici di ritorsione nei confronti chi chi aveva avuto contatti coi nazifascisti e favorito l'occupazione venendo ripagati con gli stessi metodi usati dai nazi-fascisti. Ma questa è un altra storia.
La guerra è finita ma ci sono in giro colonne di tedeschi che battono ritirata verso la Germania e una di queste composta da circa una ventina di camion vengono intercettati e bombardati da alcuni aerei alleati all'altezza di Trezzano verso le ore 16. La battaglia va avanti per alcune ore quando verso sera gli aerei rientrano e l’autocolonna decide di procedere nuovamente verso Milano attraversando Corsico, ma all'altezza di Ronchetto sul Naviglio viene nuovamente attaccata, questa volta dai partigiani, dando inizio così a una furiosa battaglia che vedrà cadere molti soldati tedeschi, tra cui anche due ufficiali, ma anche tre partigiani perderanno la vita nella battaglia.
Dopo il 25 aprile si cerca di far ripartire la normale vita quotidiana e molte attività costrette a chiudere o sospese dal regime riprendono la loro attività. 
La Germania nazista si arrende il 7 maggio . L’8 maggio 1945 è la fine della guerra in Europa. Il 15 maggio 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale insedia a Corsico la nuova giunta municipale. Eletto Sindaco è il Dottor Maurizio Perego del Partito d’Azione coadiuvato dagli Assessori Giuseppe Rossi ed Erminio Giavardi del P.C.I., Luigi Barbieri per il P.S.I.U.P. e Costantino Repossi per la DC. 
Il Sindaco Perego in apertura di seduta si disse contento che la nuova giunta sia stata scelta dal Comitato di Liberazione Nazionale ed esprime il proposito di amministrare "... non per servire il proprio partito, ma tutta la popolazione, curandone l'elevazione materiale e morale nel rinnovato spirito di libertà, giustizia e lavoro". 
Il Sindaco Maurizio Perego
La nuova amministrazione si mette subito al lavoro per riportare alla normalità i servizi trascurati dalle precedenti amministrazioni fasciste. Si riapre anche la Camera del Lavoro, prima attaccata e poi chiusa dai nazifascisti, anche le cooperative si riorganizzano e vengono ripristinati anche i servizi sociali. Può riprendere anche l’attività sindacale. 
Il Sindaco Porazzo
Il 18 aprile 1946 si svolgono le elezioni amministrative e i 5390 elettori, di cui per la prima volta 2721 donne, eleggono alla carica di Sindaco Giuseppe Porazzo. Gli eletti al Consiglio Comunale sono: Giuseppe Porazzo, Luigi Rizzi, Ercole Danelli, Francesco Granata, Carlo Bossi, Angelo Abbiati, Gerolamo Rubinelli, Aldo Scrivanti (per il PCI); Enrico Vai, Ettore Zorzetto, Guido Giromini, Virginio Defendenti, Mario radaelli, Ernesto Magnaghi, Paolo Casati, Alberto Galli (per il PSIUP); Francesco Corno e Giuseppe Vaccari (per la DC); Ambrogio Moneta e Guglielmo Berra (Indipendenti).
La Giunta viene formata con Giuseppe Porazzo, Sindaco e con Vai, Rubinelli, Danelli, Casati, Assessori effettivi. Assessori supplenti sono Defendenti e Rizzi.
Il Sindaco Porazzo rimarrà in carica sino al 1962, sostituito poi da Enrico Pescatori, sarà nella storia il Sindaco per più tempo in carica nel nostro comune. 
Il capitolo seconda guerra mondiale viene definitivamente chiuso il 15 aprile del 1951 quando fanno finalmente ritorno le campane tristemente sequestrate dallo stato fascista il tre marzo del 1943 per recuperarne il bronzo. Le campane giungono su due carri trainate da cavalli e accolte a gran festa. Dopo un corteo in tutta la città faranno finalmente ritorno al loro campanile.
Nei prossimi giorni approfondiremo il discorso sui partigiani locali, sugli aderenti al partito fascista e cosa successe ai collaborazionisti del regime.


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CORSICO, 1925-1943 DALLA NORMALITA' ALL'INCUBO DELLA GUERRA

 continua da CORSICO, 1920/1924 ARRIVANO I FASCI 
SPECIALE FASCISMO E SECONDA GUERRA MONDIALE - SECONDA PARTE

La casa del Fascio di Corsico
L'arrivo del fascismo a Corsico non ha comunque impedito lo svolgersi della normale vita quotidiana infatti nel maggio del 1923 la cartiera di Corsico viene acquisita dall'imprenditore Luigi Burgo che nel 1926 dona 25 mila lire e un terreno per permettere la costruzione della scuola materna di Via Dante che verrà inaugurata il 28 ottobre del 1929, che non è una data a caso essendo l'anniversario della marcia su Roma. Sempre nel 1926 viene costruita la scuola di via 24 maggio e arriva sul territorio la società di mole abrasive Richard Ginori.
Nel 1926 viene eletto alla carica di Podestà il ragioniere Perico Enrico, rappresentate del Blocco Nazionale e fratello del Sindaco uscente Perico Luigi.
Il Sindaco Perico Luigi
Non siamo a conoscenza di cosa accadde ma tra il 1928 e il 1929 vi è di nuovo un commissario prefettizio, Maggia Erminio che verrà sostituito alle elezioni del 1929 dal Dottor Cesare Agostoni.
Nel 1931 vengono iniziati i lavori per la prima rete fognaria che verrà ampliata e sistemata nel dopoguerra.
Nel 1933 viene costruita la caserma dei Carabinieri, l’attuale caserma della Guardia di Finanza in via Buozzi, e viene inaugurato il Circolo Tranvieri di Corsico.
Nel 1934 nel palazzo che ospitava la Ditta Conserviera carni si insediano le Concerie Giuseppe Stella.
Il Sindaco Perico Enrico
Il 25 luglio 1934 troviamo nuovamente un commissario prefettizio, il commerciante agricolo Alfredo Campiglio eletto poi Sindaco il 6 settembre 1934 rimanendo in carica sino alla caduta del fascismo nel luglio 1943.
Nel 1935, mentre la Richard Ginori viene rilevata dalla mole Norton ampliandone la produzione e numero di operaio, la Materiali Refrattari installa in Italia il primo impianto a ciclo integrale per la produzione di materiali refrattari, incrementando anch'essa il suo organico arrivato a 400 addetti ai lavori. Sempre nel 1935 la società danese Caglio Hansen instaura la sua produzione a Corsico nel palazzo dell'ex Ospedale Militare e fabbrica di liquori Bisleri.
Il Sindaco Campiglio
La Cartiera Burgo nel 1939 decide di iniziare l’attività sportiva dando vita cosi alla Dopolavoro aziendale Canottieri Burgo che divenne poi col solo nome Canottieri Burgo una società competitiva a livello nazionale.
Si arriva così al primo settembre del 1939 quando la Germania nazista di Adolf Hitler attacca la Polonia dando inizio alla seconda guerra mondiale. L’Italia entrerà nel conflitto un anno più tardi con la dichiarazione di guerra di Benito Mussolini a Francia e Gran Bretagna. Era il 10 giugno del 1940 e Corsico contava circa ottomila abitanti.
Per circa un anno la nazione non sente il peso della guerra se non per i molti uomini chiamati al fronte nelle file del Regio esercito e che quindi non possono contribuire al mantenimento della famiglia ma già nel 1941 iniziano a scarseggiare le risorse alimentari di prima necessità e il paese inizia a soffrire la guerra. 
Nasce la borsa nera, un mercato di contrabbando di generi alimentari, che però non tutti potevano permettersi per via dei prezzi altissimi. "La penuria di viveri disponibili sul mercato provocò già nei primi anni di guerra una risalita dei prezzi: il prezzo del pane, da circa 1,80 Lire al chilogrammo nel 1938, arrivò a costare nel 1943 al mercato nero 8,50 Lire mentre la pasta, che costava 3 Lire al chilogrammo, nel 1943 salì a 9 Lire." (fonte wikipedia)
Stanno iniziando gli anni bui per la nazione e per la nostra Città, la macchina perfetta del fascismo dopo tanti anni inizia a cedere.
Il 24 ottobre del 1942, a due anni dall'inizio del conflitto Milano e gran parte della sua provincia viene bombardata dagli anglo-americani con molti danni per la città di Milano e fortunatamente nessun danno e nessuna vittima per Corsico, cosi come nei bombardamenti del febbraio 1943. La guerra arriva in Italia. 
Don Flaminio Tornaghi
I cittadini corsichesi comunque si resero molto solidali verso i vicini milanesi colpiti duramente aiutando gli sfollati che scappavano verso le periferie e le campagne aiutandoli con quel poco che avevano. Il Parroco della chiesa di San Pietro e Paolo Don Flaminio Tornaghi che tenne un diario durante la sua permanenza a Corsico dopo i bombardamenti del febbraio 1943 scrisse: ”Veramente edificante e plebiscitario il contributo di indumenti e denari dati alla popolazione per i sinistrati dell'incursione aerea, Il Cardinale Schuster oltre ad aver scritto ha sentitamente ringraziato trovandosi riuniti in parrocchia a Trezzano il 18 marzo in occasione di s.cresima in quella parrocchia”.
In quello stesso periodo un plotone di militare tedeschi ha preso postazione occupandola nella sede delle donne cattoliche e nell'albergo-ristorante La Pianta. Anche su questi fatti Don Tornaghi scrive nel suo diario: ”Marzo 43 - Il rendiconto annuale delle donne cattoliche deve essere fatto nella Casa Parrocchiale perché la loro sede e' stata occupata dai tedeschi”.
In molti in paese non avevano ne da mangiare ne da scaldarsi, chi lavorava in una fabbrica dove c'era la mensa aveva almeno un pasto assicurato al giorno, mentre si racconta che per scaldarsi d’inverno e accendere le stufe i contadini e gli abitanti vicini alla cartiera raccoglievano l’acqua impastata di legno 
sfibrato scaricato dalla cartiera che dopo averne fatto delle palle e lasciate seccare erano utili per accendere le stufe d’inverno, anche dopo la guerra. 
La crisi del paese è sempre più evidente e iniziano a scarseggiare anche i materiali per la produzione di materiale bellico e fu cosi che in molte chiese italiane vennero asportate le campane per poterne recuperare il bronzo. L'ordine di recupero delle campane arriva anche a Corsico e il 3 marzo del 1943 vengono asportate quelle della chiesa di San Pietro e Paolo. Don Tornaghi appunta sul suo diario: ”Dies mala et amara valde..Addio campane!! Un messo della ditta Barigezzi si presenta ex abrupto ed avverte che d’ordine ministeriale domattina sarà a levare le campane maggiori del peso di quintali 19 la maggiore e di quintali 13 la seconda . Non ammette sostituzioni di peso o campane..non si ragiona. Contro la violenza non valgono scuse. Ne do avviso alla popolazione invitandola ad una ufficiatura solenne pro-benefattori con un nuovo concetto delle campane che se ne vanno, e per i caduti e per i dispersi di guerra”. 
Il campanile senza le campane
Il 20 maggio del 1943 Don Tornaghi scrive :”Oggi finalmente partono i soldati tedeschi che avevano occupato il nuovo oratorio adiacente alla chiesa e varie stanze. Non hanno neppur soddisfatto alle spese vive”.
In questo clima di malcontento in paese a fine maggio del 1943 avviene il primo incontro organizzato da antifascisti locali che pone le basi della resistenza corsichese. A casa di Ercole Danelli, che per coincidenza era di fronte alla Villa Triste, divenuto comando locale della Brigata Aldo Resega, parteciparono Bianca Nardini, Carlo Villani, Carlo Manelli, Giuseppe Rossi e pochi altri. Durante la riunione "veniva concordamente deciso di intensificare il lavoro per allargare il gruppo organizzato e di iniziare un' opera di sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza; nella stessa riunione veniva deciso di avviare anche i contatti con gli antifascisti di Milano." (la lotta antifascista nel corsichese 1980)
La Villa Triste di Corsico
Il 25 luglio 1943 Benito Mussolini viene destituito dall'incarico di Capo del Governo e fatto arrestare dal Re Vittorio Emanuele terzo, trasportato in località segreta sarà sostituito dal Maresciallo Badoglio.
La notizia non tarda ad arrivare e viene annunciata alla radio alle 22 e 47. I corsichesi scendono in Piazza a festeggiare e trascinati dall'entusiasmo si presentano alla casa del fascio in Piazza del Ponte, dove si erano rifugiati alcuni fascisti ma ai quali non venne commessa alcuna violenza, devastandola cosi come avevano fatto gli squadristi alle cooperative.
Qui inizia la storia di Luigi Salma, operaio della Cartiera Burgo. Salma era un sindacalista e militante socialista che nonostante fosse poco conosciuto in paese  era molto attivo politicamente e quando ne aveva l'occasione prendeva spesso parola anche ai comizi che si svolgevano presso il cinema Italia.
Luigi Salma
La sera del 25 luglio fece calmare la folla che stava distruggendo la casa del fascio, e qui prendiamo un racconto tratto dal libro di Villani e Spina:“……era indescrivibile l’entusiasmo di quel giorno. Dopo 23 anni di oppressione fascista la gente si sentiva finalmente libera. Quasi tutta la popolazione si riversava in piazza del ponte dove c’era la casa del fascio, la prese d’assolto e cominciò a devastarla. Luigi Salma si prodigò in tutti i modi perché ciò non avvenisse, ma visto che il risultato era negativo urlò una frase che abbiamo sentito tutti molte volte oramai, ma importante perché dimostrava la forza e la chiarezza di idee del sindacalista :” Compagni, non fate questo, quello che state gettando dal balcone da questo momento è roba vostra, è della comunità, dei sindacati, dei lavoratori tutti, state rompendo e gettando via roba vostra, roba che da questo momento vi appartiene”.
Grazie al suo intervento, che dimostrava la sua maturità politica e democratica, i cittadini improvvisamente cessarono di devastare la sede del fascio.
I carabinieri non tardano ad arrivare e insieme agli avieri disperdono a manganellate gli avventori della casa del fascio. Nello stesso momento un'altra folla aveva raggiunto la Cascina Giorgella, sede dell’azienda agricola di proprietà del Sindaco fascista Alfredo Campiglio, saccheggiando ingenti quantità di beni alimentari. 
Di ritorno dalla Cascina Giorgella alcuni cittadini andranno in spedizione punitiva a distruggere anche  la sede del fascio di Romano Banco. La felicità dura ben poco perché la guerra continua. 
Dopo il 25 luglio si riprese con cautela l'attività sindacale e vennero istituite le prime commissioni interne, Salma era diventato capo della Commissione interna alla Cartiera Burgo. 
"Luigi Salma,   senza risparmiarsi e senza timore di esporsi a rappresaglie, si fece promotore assieme ai comunisti Capuzzoni, Nidasio e Milani della riapertura della Camera del Lavoro per 45 giorni dopo l'8 settembre."
Fu arrestato la mattina del 13 novembre 1943 alle ore sette del mattino dopo aver terminato il turno di notte in cartiera. Venne arrestato come politico. 
Fu condotto immediatamente al Carcere di San Vittore dove vi rimase tre mesi. I familiari dal momento dell’arresto non riuscirono più a vederlo; Nel marzo del 1944 verrà deportato a Mauthausen dove morì il 18 giugno 1944, notizia giunta alla famiglia solo dopo la guerra.
Nell'agosto del 1943 i bombardamenti si intensificano e la notte del sette agosto 1943, talmente era forte e inteso l’attacco degli alleati, che le postazioni antiaeree (che nella zona di Corsico erano al Lorenteggio, Cascina Luisa , Pontirolo e Bazzanella) smisero di sparare . Accadde anche durante i bombardamenti del 13 e del 15 agosto 1943. 
Don Tornaghi
Durante i numerosi bombardamenti degli anglo-americani che colpirono anche il resto d'Italia i corsichesi furono costretti a rifugiarsi in campagna e in zone sicure. Il parroco Don Tornaghi appunta: "Dalla notte del giovedì al venerdì, aerei nemici in numero indescrivibile piombarono su Milano riducendola ad un cumulo di macerie fumanti. Nelle prime ore di venerdì vennero a me persone di ogni contrada e frazione di Corsico portando oltre duemila lire in piccole offerte per pubbliche preghiere e siccome insistevano per processione di penitenza, ed essendo dall'autorità civile proibito ogni assembramento e processioni, decisi che si andrebbe al cimitero dopo l'ora di adorazione del 15 agosto indetta dal Santo Padre per crociata di preghiera e che si sarebbe portata la Statua del Santo e collocata sino a termine guerra nella cappelletta sita sulla Fagnanina, il che si fece con gran concorso di popolo e provvidenza volle che proprio in quella notte indiavolata cadessero a pochi passi dal Santo e dalle case operaie di Villiburgo.. alcune bombe che avrebbero fatto strage di Corsico e invece non produssero che un gran panico ed una vastissima buca là dove scoppiarono. In seguito a ciò ecco che all'esodo o sfollamento dei milanesi si unisce l'esodo di quelli di Corsico; .. ed è vero strazio vedere ad ogni tramonto di giorno, folla di gente che va nei campi di Rovido, Taradeo, Gudo, Molino della Paglia, ed anche altri, in cerca di riposo e non tornano se non al giorno successivo; senza tener calcolo dei molti sfollati in paesi lontani; dei fanciulli è quasi la totalità. Non fa quindi meraviglia che la messa festiva subisce gli effetti perché la chiesa ha un vuoto insolito.”
Dopo essersi recato a Milano il primo settembre 1943 Don Tornaghi scrive: ”Oggi finalmente mi dedico a una visita alla distrutta Milano e purtroppo la realtà è superiore alle referenze. Per tutto il Corso Genova, Torino, Ticinese, Venezie e Sempione non un negozio intatto. Tutto rovine e macerie: le più alte e mastodontiche costruzioni, fabbriche, palazzi, chiese, monumenti, non escluso il Duomo e S.Ambrogio..."
L’8 settembre 1943 l'Italia si arrende e Badoglio con i Savoia fuggono al sud lasciando la nazione in mano ai tedeschi che il 12 settembre liberano Mussolini. 
Quello stesso giorno arriva a Corsico un plotone di bersaglieri e prende sede nella scuola di Via 24 maggio.(CONTINUA)



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CORSICO 1920-1924, ARRIVANO I FASCI

SPECIALE FASCISMO E SECONDA GUERRA MONDIALE - PRIMA PARTE

Il 23 marzo del 1919 in Piazza San Sepolcro a Milano Benito Mussolini fonda i Fasci di Combattimento. Un anno e mezzo dopo, il 12 settembre del 1920, alcuni cittadini corsichesi si incontrano al Ristorante La Pianta e ne fondano la sezione locale. 
Su "La lotta antifascista nel corsichese" (un importantissimo e prezioso libro scritto a quattro mani da  Luigi Spina, ex insegnante di lettere a Corsico, e da Carlo Villani, noto giornalista e figlio di due antifascisti corsichesi, che racconta abbastanza dettagliatamente la resistenza e i periodi che vanno dalla fine della prima guerra mondiale alla liberazione del 25 aprile e dal quale prenderemo alcune citazioni) , tramite un articolo d'epoca intitolato "Battaglie e glorie dei fasci provinciali"  ne viene descritta la serata: "Il Fascio di Corsico , capoluogo della XIV zona, ebbe origini analoghe a tutti gli altri fasci della provincia;
Il ristorante La Pianta nel 1918
La sera del 12 settembre 1920 in un salone del ristorante la Pianta "gentilmente concesso", un esiguo gruppo di giovani, per buona parte ex combattenti, si radunò per costituire il Fascio di Corsico. Un giovanissimo era tra gli intervenuti, ardente ed entusiasta: il camerata Grassigli Paolo, allora dimorante a Corsico, audace e fiero squadrista che immolò la vita un anno dopo per il trionfo della Rivoluzione delle Camice nere. Fu un'assemblea di pochi uomini e di poche parole. Fu accettato un unico programma: quello che, di giorno in giorno, dalle colonne del suo glorioso giornale, il Capo dettava." 
Sembrerebbe che il Grassigli sopra citato, che perse la vita a Milano circa un anno dopo, fosse il figlio del direttore delle Concerie Stella.
Da detta riunione venne creata la squadra d'Azione Vittorio Veneto, 39 giovani di cui facevano parte ex combattenti, agricoltori, operai, alcuni adolescenti e qualche elemento proveniente dai paesi limitrofi. La sede operativa era la casa del fascio sita in piazza al ponte/via Vittorio Emanuele in una costruzione tutt'ora esistente. Anche Corsico entra nell'epoca fascista. 
La casa del fascio di Corsico
A ottobre 1920 ci sono le elezioni comunali e viene eletto alla carica di Sindaco un forte rappresentante di sinistra, Angelo Massone di professione operaio. 
Massone era un socialista che dopo il Congresso di Livorno del gennaio 1921, dove la corrente comunista del partito socialista si divide e forma il Partito Comunista, anch'esso scontento di quella situazione esce dal partito socialista ed entra nel nuovo partito comunista fondando insieme ad altri suoi sostenitori la sezione locale del partito con base operativa presso la Cooperativa “La Libertà”  in via 24 maggio. 
Il Sindaco Massone durante il suo mandato non ebbe vita facile vivendo la nascita del fascismo, la chiusura della camera del lavoro e i primi attacchi alle cooperative locali e venendo colpito in prima persona dagli attacchi degli squadristi locali. 
In Italia il partito fascista inizia a guadagnare consensi ma continuano comunque a prevalere i partiti di sinistra che risultano vincenti anche alle elezioni politiche del 15 maggio 1921 dove la lista fascista Blocco Nazionale prende circa il 19% dei voti totali.
Il Blocco Nazionale col simbolo "stella a cinque punte che racchiude il fascio littorio"  nella circoscrizione di Corsico aveva come rappresentanti di lista, persone incaricate alle operazioni di voto e scrutinio per conto di un partito,  nella sezione 742 Perico Enrico, futuro podestà dal 1926 al 1928, e Monti Luciano mentre nella sezione 743 troviamo il "fiduciario" del fascio di combattimento di Corsico ed ex Sindaco il Cavalier Giuseppe Nicola con Mercalli Franco. 
Il Cavalier Nicola
Verso la fine dell'anno il Sindaco Massone preso di mira dagli squadristi locali si trasferisce nella vicina Romano Banco per trovare un po di tranquillità per lui e la sua famiglia ma viene trovato anche li. Testimone di uno degli abusi subiti da Massone, riportato poi successivamente anche sul giornale la Stampa,  e citato nel libro di Villani e Spina è un giovane Carlo Manelli, che all'epoca aveva 11 anni e lo ricorda così: "Mia madre mi aveva mandato dalla Filata, dove abitavo, a prendere dei fagioli dalla nonna, che abitava in una cascina in direzione di Romano Banco e che oggi non c'è più, quando, al ritorno, vedo Massone con la moglie che tiene in braccio il figlioletto di pochi mesi, ancora in fasce, percorrere il sentiero che, attraverso i campi porta a Romano Banco, dove la famiglia Massone si era rifugiata dopo i primi segni di ostilità dei fascisti. V'erano tre uomini ad attenderli, tre squadristi: Alchieri, Bruschi e Vegetti. 
Assistetti a una breve colluttazione. Massone, nonostante il tentativo di difesa, soccombe alla preponderanza del numero. A nulla vale l'intervento della moglie che , deposto il neonato in terra, si scaglia contro gli aggressori del marito. Angelo Massone viene bastonato e costretto a bere olio di ricino sotto gli occhi della moglie."  
La firma del "fiduciario", il Cav. Nicola
Gli squadristi corsichesi, come accadde in tutto lo stivale, danno inizio anche loro alle cosidette "spedizioni punitive" verso le cooperative e una delle prime a farne le spese a Corsico è l'Uscett, all'epoca una delle più grandi in paese.
Anche questo episodio è citato nel libro di Villani e Spina che veniva cosi descritto dalla stampa fascista: “Sui tetti i comunisti attendevano le camice nere per tempestarle con ogni sorta di proiettili. Ma l’occupazione del covo fu fulminea e l’allarme generò il generale disorientamento dei sovversivi. La colonna dei comunisti accorsa di rinforzo venne accolta dai compagni appollaiati sui tetti con una gragnuola di tegole e di mattoni. Fu un equivoco fatale per i rossi che si risolvette nella piena vittoria dei pochi squadristi andati all'assalto”.
Ma un testimone, Carlo Villani, figlio del gestore, che all'epoca aveva sette anni ne descrive cosi i fatti: “nella notte dell’assalto alla cooperativa Uscett arrivò un camion carico di squadristi dalla Via Cavour dopo aver tentato con il camion di sfondare il robusto portone, chiamarono mio padre, Luigi, membro del comitato del direttivo della cooperativa e che abitava, insieme ad altre quattro o cinque famiglie, negli appartamentini di proprietà della cooperativa medesima. Appena aperto il portone i fascisti dilagarono nei locali, rovesciarono lo scaffale dietro il banco di mescita rompendo tutto quello che vi era sopra. 
Cominciarono successivamente una sistematica distruzione dei vetri, bicchieri, delle suppellettili etc. In fondo al salone vi erano gli strumenti musicali della banda della cooperativa che vennero portati in strada e ammassati; subito dopo si recarono in cantina e cominciarono a sfondare le botti piene di vino; non potendo sfondare tutte le botti con le mazze, perché il vino aveva praticamente allagato la cantina, cominciarono a sparare alle botti che non potevano raggiungere. Ricordo che in fondo vi era la botte più grande, piena di un vino bianco meridionale forte chiamato Lenin: anche quella subì la medesima sorte. 
Finita la distruzione delle botti, mentre già i fascisti erano sulla via della ritirata, uno di essi, tirando un bicchiere, fermò definitivamente l’orologio a pendolo che si trovava nell'ingresso della cooperativa. Io potei vedere tutto perché, richiamato dai rumori, osservavo da sotto la scala quanto accadeva. Successivamente, cosparsi di benzina gli strumenti precedentemente ammassati, vi dettero fuco. Ricordo le fiamme che si levarono altissime. Mio padre allontanatisi i fascisti, nel tentativo di arrestare la fuoriuscita del vino, si ferì seriamente mettendo il piede sopra il fondo di un bottiglione e tagliandosi. 
Successivamente i soci della cooperativa recuperarono quello che poterono filtrando il vino. La domenica si incontravano nei campi e bevevano il vino salvato dalla distruzione”. (La lotta antifascista nel corsichese 1980). 
Gli squadristi locali presero parte anche anche a vari attacchi nelle zone limitrofe partecipando anche a degli attacchi a Rho e all'occupazione dei municipi di Assago, Ferrera e Lorenteggio. 
Nel frattempo il 9 novembre del 1921 il fascio di combattimento si trasforma in partito nazionale fascista (PNF).
Il 20 settembre del 1922, in concomitanza con l'anniversario della nascita del fascio locale che forse volevano festeggiare a modo loro,  gli squadristi della Vittorio Veneto effettuano una cosiddetta “spedizione punitiva” alla Materiali Refrattari. Sulla stampa si legge “Finalmente una folata di aria ossigenata è passata nella piccola Russia rifugio da tempo di tutta la schiuma del social-pussismo”.  Intanto viene costituito anche il sindacato fascista a Corsico.
Il 28 ottobre del 1922 ci fu la Marcia su Roma a cui presero parte anche i fascisti corsichesi e, molto probabilmente esaltati di ritorno dalla stessa, il primo novembre 1922 verso la mezzanotte un autocarro di fascisti occupò dapprima il comune di Corsico dando il colpo finale alla giunta del Sindaco Massone costringendola in blocco a dare le dimissioni per proseguire poi con gli stessi metodi verso il comune di Buccinasco e obbligando entrambe le giunte a dare le dimissioni. Sul giornale La Stampa viene descritto questo evento e anche uno degli abusi subiti sopra descritti dal Sindaco Massone. 
Dopo l’abbandono forzato da parte del Sindaco Massone verrà messo a capo del comune di Corsico un commissario prefettizio, il ragioniere Ugo de Checo, rimasto in carica dal settembre del 1922 sino alle elezioni amministrative del 10 febbraio 1923 quando viene eletto alla carica di primo cittadino il rag. Luigi Perico. In carica per la seconda volta, in precedenza lo era stato dal 1910 al 1914, il Sindaco Perico si circonderà di molti imprenditori e commercianti locali tutti simpatizzanti per il nuovo partito fascista. 
Tra di essi troviamo il vice Sindaco Gaetano Verganti, i membri della Giunta Marco Galasso, Alfredo Campiglio, Carlo Squellerio, Luciano Monti; Consiglieri 
Alfio Bassi, Adolfo Campiglio, Luigi Galbiati, Aldo Gallone, Luigi Giacomini, Cesare Lucchini, Franco Mercalli, Giovanni Orlandi, Cesare Porotti, Guglielmo Zavan, Virginio Villa, Cesare Stabilini e il fondatore della Cartiera l'Ing. Pirola Enrico che lascerà l'incarico poco dopo senza essersi mai presentato in Consiglio comunale.
Da questo momento prevarranno le forze politiche di destra che oltre a contrastare sul nascere ogni tipo di opposizione farà silenzio verso gli abusi che gli squadristi di Corsico avranno nei confronti degli organi di sinistra.
Nel 1923 il governo fascista, dopo oltre settanta anni, distacca la frazione di Lorenteggio dal comune di Corsico e lo annette al comune di Milano. 
Il 6 aprile 1924 si svolgono le elezioni politiche, le ultime destinate anche ai partiti di sinistra, e saranno le liste fasciste a prevalere con altissime percentuali in tutto lo stivale ma a Corsico nonostante la vittoria non vanno oltre il 39%. 
Proprio quella notte, forse presi dall'euforia della vittoria, gli squadristi di Corsico assaltano nuovamente la Cooperativa Nuova Italia (l'Uscett)  e devastano completamente la Cooperativa La Colonia, come riportato sul giornale l'Avanti il 9 aprile 1924.
E' l'inizio del governo Fascista di Benito Mussolini. Per vent'anni sarà bloccato sul nascere ogni tentativo di opposizione e tutte le cooperative e sindacati di sinistra saranno visitati dagli squadristi locali e costretti alla chiusura. (CONTINUA)


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CORSICO E LA SUA STORIA CONSIGLIA:

1823-2023, IL PONTE DI CORSICO COMPIE 200 ANNI

Il primo ponte in centro a Corsico fu eretto nel 1550 circa, e, come si nota nella mappa del 1722 qui sotto riportata, era in linea con l...

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