Corsico e la sua storia Volume 1

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1245-1275 CORSICO NEL MEDIOEVO, IL CASTELLO, IL CARROCCIO E LE GUERRE TRA COMUNI

Il Carroccio
Poco si sa, quasi nulla della Corsico negli anni del Medioevo e incuriositi da una descrizione che ogni tanto riaffiorava su vecchi libri che descrivevano la nostra città ne abbiamo voluto approfondire l’argomento. "La borgata di Corsico ha origini antiche, ed il castello che la presidiava è più volte ricordato nelle cronache milanesi riferentisi alle guerre del Comune colle città vicine."
Così veniva descritta Corsico su "La Patria" del 1894 e non è insolito trovare questa descrizione tra le pagine dei libri di storia pubblicati sopratutto prima del novecento, ovviamente colpisce subito che si parli di un castello ma non passa inosservata nemmeno la parola "guerre",  e quindi volendo saperne di più siamo riusciti a scovare alcuni eventi di cui andremo a parlare nelle prossime righe. 
Come riferimento abbiamo preso il libro sulla storia di Milano dello  storico del cinquecento  Bernardino Corio (Milano, 8 marzo 1459 – Milano, 1519), dal quale era già stata estrapolata la notizia della presenza del Carroccio in Corsico l’undici maggio 1274 durante la guerra lampo che in quell'epoca Pavia e Novara mossero nei confronti della città di Milano.
Da questo libro, preziosa fonte di notizie riguardo la storia milanese,  siamo venuti a conoscenza che Corsico viene citata durante le guerre tra comuni nell'anno 1245, il già citato 1274 e nel 1275 e che per ben due volte il Carroccio fu portato in Corsico prima della battaglia, 1245 e 1274. Viene inoltre citata una quarta volta riguardo la morte del Piccinino avvenuta il 16 ottobre 1444.
Vediamo brevemente cos'era il Carroccio.  Da Wikipedia: “Il Carroccio era un grande carro a quattro ruote recante le insegne cittadine, intorno al quale si raccoglievano e combattevano le milizie dei comuni, prevalentemente lombardi, ma anche toscani e dell'intera Italia settentrionale. Difeso da truppe scelte, pavesato con i colori del comune, era trainato da buoi e portava un'antenna con la croce e con lo stendardo, un altare e una campana ("la martinella"). In tempo di pace era custodito nella chiesa principale della città. Di origine incerta, secondo la tradizione fu inventato dall'arcivescovo di Milano, Ariberto da Intimiano (XI secolo) tra il 1037 ed il 1039 in uno degli assedi che Corrado II il Salico fece a più riprese a Milano. Il suo uso da Milano si diffuse in molti comuni dell'Italia settentrionale, in Toscana e fuori d'Italia, fino alla decadenza nel secolo XIV. Il carroccio fu protagonista nella battaglia di Legnano, avvenuta nel 1176, durante la quale era difeso dalla compagnia della morte, guidata secondo la tradizione popolare da Alberto da Giussano”.
Per quanto riguarda il castello non vi è nessuna traccia ne visiva ne scritta e nemmeno nessun ricordo che parli di un castello in Corsico e quindi, come spesso accade, nel tempo la parola castello è stata tradotta e trasformata nel tempo dall'originale "castrum". Infatti la parola castrum come riportato anche da https://www.mondimedievali.net/ poteva avere anche altri significati: "Confuso spesso, sin dall'età classica, con castellum, il termine castrum comprende una gamma di significati che, a seconda dei tempi, dei luoghi e dei diversi autori che lo riportano, comprende tanto l’antico fortilizio romano quanto la dimora fortificata di un funzionario che esercita la sua autorità nella zona il cui la struttura sorge e che può essere anche inserito in un rapporto di vassallaggio con altri. In altri casi designa uno spazio chiuso dotato di una qualche forma di difesa, circondato da mura ed arroccato intorno al complesso (solitamente fortificato) della cattedrale e del relativo palazzo vescovile, ma nello stesso tempo - specialmente nelle fonti letterarie - persino un abitato di una certa consistenza non affatto fortificato.
Nel XIII secolo il termine viene quindi associato da alcune fonti, specificatamente, ad una semplice “casa forte” munita di torre a pianta quadrata, molto frequente in tutte le città italiane, da altre ad una costruzione con funzione di supporto alle residenze regie fortificate ubicate all'interno dei centri abitati.
Nonostante ciò il concetto iniziale di castrum non scompare immediatamente e continua a convivere accanto alle nuove accezioni ancora per lungo tempo, per cui, in relazione alle strutture e agli insediamenti muniti cui viene riferito, indica, nella maggioranza dei casi: una fortificazione realizzata in un luogo inaccessibile, una semplice palizzata con o senza fossato, una qualsiasi opera difensiva in legno, un muro di cinta a protezione di un particolare edificio, una fortezza o un borgo munito."
Detto questo e vista la documentata presenza per almeno  due volte del Carroccio, possiamo azzardare l'ipotesi che ovviamente non c'e mai stato un castello in città, sarebbe stato troppo rilevante da non essere ricordato, ma un castrum, ovvero una sorta di accampamento per i soldati o una struttura fortificata a guardia del borgo, per lo meno in presenza del Carroccio, importante simbolo di guerra.
 Ma in assenza di prove consistenti possiamo fare solo ipotesi. Come solo ipotesi si possono fare sulla posizione di  questo accampamento.
Ma veniamo a parlare delle già citate guerre tra comuni.
Iniziamo col parlare del 1245, quando nell'estate di quell'anno Papa Innocenzo IV durante il Concilio di Lione depone dai suoi poteri Federico II, sciogliendo tutti i suoi sudditi dal giuramento;  in Germania si passa alla elezione di un nuovo re dei Romani individuato in Enrico di Turingia.    
Federico II invita i principi cristiani a punire la corruzione e l'invadenza del clero. I Milanesi mandano ambasciatori in Germania a Enrico di Turingia per invitarlo a combattere Federico II. Per rappresaglia il contado milanese è saccheggiato dai ghibellini.
In ottobre Federico II, alleatosi con i cremonesi, parmigiani, alessandrini e dertonesi, con due eserciti,  uno sotto il suo comando e l’altro sotto quello del figlio Enzo, comincia ad invadere le terre del milanese. L’esercito di Federico II arriva a Morimondo e ne distrugge il monastero.
Alla seconda metà di ottobre i milanesi accortisi dell'invasione escono dalle mura cittadine e portano il Carroccio con tutta la milizia a Corsico nell'intento di resistere al nemico. Il Corio dice "con gran sollecitudine procurarono di resistere al nemico" che lascia intendere ci sia stata battaglia anche in Corsico ma è solo una possibile ipotesi  vista la presenza del Carroccio o un accampamento pronto alla battaglia. Siamo alla metà di ottobre e le truppe raggiungono poi Abbiategrasso il giorno 21.
 A novembre gli alleati di Piacenza, di Brescia e di Novara mandano aiuti all'esercito milanese, che riesce a tenere a bada quello imperiale. I militi di porta Comasina e di porta Orientale, guidati da Simone da Locarno, muovono contro Enzo a Gorgonzola e lo attaccano. Enzo è fatto prigioniero da Panera da Bruzzano e l'esercito imperiale si disperde.
Enzo viene rilasciato dietro condizione di non invadere più il territorio milanese e di indurre il padre Federico II a fare altrettanto. Queste condizioni saranno rispettate e pongono fine alla guerra. Di questa guerra. Si perché all'epoca muovere eserciti era quasi all'ordine del giorno.
Queste le parole del Corio: “Bonifacio, marchese di Monferrato, abbandonando la fede data a Milanesi, contro il giuramento, si accostò a Federico benché privato d'ogni dignità; il quale da Torino partendosi venne a Pavia, dove deliberato di entrare su quel di Milano, andava convocando per tutta Italia qualunque suo aderente. Gli vennero dunque i Cremonesi con seicento soldati,  i Parmigiani con duecento e parimente gli Alessandrini e i Dertonesi (Tortonesi). Fece la sua entrata a Miramondo (Morimondo) e destrusse il monasterio.; la qual cosa intendendo i Milanesi condussero il lor Carroccio e la milizia al luogo di Corsico, e con gran sollecitudine procuravano di resistere al nimico. Il seguente giorno andò in fretta  di rincontro a Vermezzo. Il che vedendo Federico, mandò suoi legati ai Bergamaschi ed ai Lodigiani che gli prestassero soccorso. Et un lunedì, a'ventuno di ottobre, condusse l'esercito al borgo di Abbiategrasso oltre al Tesinello.”
Trentuno anni dopo, nel 1274, avviene un altra guerra lampo e nuovamente il Carroccio muove verso Corsico. Le città di Pavia e Novara scontente del trattamento riservato dai Della Torre ai nobili milanesi proscritti muovono guerra verso Milano e l 'undici maggio del 1274 arriva il Carroccio con la milizia a Corsico per proseguire poi verso Abbiategrasso. La guerra avrà breve durata e terminerà il 6 giugno del 1274.
Scrive Bernardino Corio: "... Agli undici del detto, un venerdì, trecento soldati milanesi condussero il lor carroccio al luogo di Corsico, col gonfalone della comunità; e il sabato che fu al duodecimo, i Novaresi e le genti a cavallo de' Pavesi andarono a dare il guasto al luogo di Agem, tenuto per i  Brusati; il perché nella domenica, il podestà di Milano e Francesco Torriano, andarono in fretta ad Abbiategrasso, e il carroccio fu condotto al luogo di Gazzano, quindi il giorno appresso ad Abbiate...". 
 La cronologia degli eventi
1274
Novara e Pavia proteggono la causa dei nobili proscritti milanesi, per cui Milano decide di portar loro guerra.
29 aprile             
I Milanesi tolgono il carroccio dalla porta maggiore di S. Tecla e muovono contro i Pavesi.
11 Maggio
Trecento militi, passati per Corsico e Gaggiano, s'accampano ad Abbiategrasso.
15 Maggio
I Novaresi, uniti ai Pavesi, s’ inoltrano fino al ponte sul Ticino, eretto dai nostri, vicino a Turbigo, sorprendono gli avamposti milanesi e li fanno prigionieri dopo breve difesa
20 Maggio
Napo esce da Milano alla testa delle legioni e raggiunge le milizie ad Abbiategrasso.
1 Giugno
Muove l’armata, passa il Ticino e pone il campo al di la del fiume; intanto, seguendo la sua politica, mette in opera maneggi i quali raggiungono il loro scopo.
6 giugno             
Pace tra Napo della Torre e Novara e Pavia.
Nel 1275 troviamo una nuova citazione di Corsico, sempre tra le pagine scritte da Bernardino Corio. In una guerra mossa da spagnoli, pavesi e banditi milanesi contro la città di Milano, il 12 febbraio 1275 in un giorno di neve si radunano a Trezzano e a Corsico milizie che vanno in soccorso all'esercito dei Della Torre.
Scrive l’autore:"Agli undici si trasferirono al ponte sopra il tesino, e spianarono a Vigevano alcuni fossi che vi erano. Il che vedendo i difensori e stimando che volessero combattere, subito mandarono lettere a Milano, domandando opportuno soccorso. Perché nella prima ora del giorno seguente ad Abbiategrasso con la milizia cavalcò il Podestà di Milano; gran numero di popoli giunse fino a Trezzano; e parte a Corsico, quantunque fosse sopra la terra alta la neve."
Corsico è posta in una situazione strategica, sulla strada principale che da Vigevano portava a Milano e viceversa, quindi era d’obbligo che le truppe facessero spesso tappa nel borgo, come avvenne anche successivamente nel 1706 con Eugenio di Savoia che porta anch'egli il suo campo a Corsico.
E’ un peccato che questi racconti, seppur di poco conto, siano rimasti in fondo ad un cassetto nel corso della storia.

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FEBBRAIO 1138 - UN MULINO IN "CORSEGO"

Nel “Codice diplomatico della Lombardia medievale (sec. VIII-XII)”, archivio creato dalla regione Lombardia per raccogliere le trascrizioni delle antiche pergamene che erano conservate nelle varie chiese lombarde, viene citata Corsego, l'attuale Corsico. 
Questa pergamena, rinvenuta presso la chiesa di S. Giorgio al Palazzo di Milano e ora conservata presso l'Archivio di Stato di Milano, è datata febbraio 1138 ed è intitolata “Breve pignoris et consulti”. 
Qui di seguito la trascrizione completa di essa dove si parla di un investimento in pegno di alcune proprietà di tale Alberto fu Ambrogio per comprare un mulino a Corsico, una sorta di ipoteca dell’epoca. Corsico era in quel tempo chiamata Corsego.
Evidenziato in giallo il nome "Corsego".

Breve pignoris et consulti

1138 febbraio, Milano.

Alberto del fu Ambrogio che fu detto Sturnus de Fabrica, del borgo di Porta Ticinese, investe a titolo di pegno e nomine consulti, a favore della propria moglie Giordana, Giovanni Laborante, di Milano, suo suocero, di tutte le case e i beni in Rancate e a la Turre, non lontano dalla città, un mulino in Corsico, a condizione che, nel caso la moglie gli sopraviva i propri eredi le corrispondano, entro un anno, trentatre lire di denari buoni milanesi d'argento, in conto del suo faderfio. In caso di inadempienza, stabilisce che detti beni spettino alla moglie.

Anno dominice incarnacionis milleximo centeximo trigeximo octavo mense februarii, indicione prima. Presentia bonorum hominum quorum nomina hic subter leguntur, per lignum et pergamenum que sua tenebat manu, Albertus filius quondam Ambrosii qui fuit dictus Sturnus de Fabrica, de burgo Porte Ticinensis, investivit per pignus et nomine consulti Iohannem qui dicitur Laborante, de civitate Mediolani, et ad partem Iordane filie sue et coniux (a) ipsius Alberti, nominative de omnibus casis et rebus territoriis illis reiacentibus in locis et fundis Rancate et a la Turre, non longe ab hac civitate Mediolani, atque de molendino suo quod reiacet in loco Corsego cum ripa et clusa et paratura seu argumento atque cum omni sua utilitate pertinente eidem molendino ad macinandum, quantecumque ipse case et res territorie de predictis locis Rancate et de la Turre et de eorum territoriis invente fuerint, una cum predicto molendino de suprascripto loco Corsego, sicut superius legitur in integrum, in presenti maneant hoc pignore eo tenore sicut hic subter legitur, ita ut si Dei fuerit iuditium quod si (b) predictus Albertus decesserit ex suprascripto (a) seculo antequam predictam Iordanam coniugem suam, tunc heredes ipsius Alberti dabunt infra annum unun proximum post obitum eius eidem Iordane coniugi sue aut eius heredibus vel cui ipsa dari iusserit arg(e)n(ti) d(e)n(ariorum) b(o)n(orum) Mediol(anensium) libras triginta et tres, qui sunt de faderfio suo que supra Iordane. Et si prenominati heredes ipsius Alberti se subtraxerint quod non dederint suprascriptos denarios omnes per suprascriptum constitutum sicut superius legitur, tunc, post transactum spatium anni uni (a), suprascriptas res omnes qualiter superius legitur in integrum deveniant et permaneant in manu et potestate ipsius Iordane, faciendum exinde cum suis heredibus vel cui ipsi dederint quicquid voluerint secundum usum et tenorem pignoris et consulti sine contradicione predictorum heredum et de illorum heredibus usque in pena dupli ipsius pretii. Quia sic inter eos convenit. Actum in curte laboris Sancti Laurentii. Signum manus suprascripti Alberti qui hunc brevem pignoris et consulti ut supra fieri rogavit. Signum manuum Alberti Sedatii, Ottonis Textoris, Anselmini But[raffi]i, Rainfredi Stampe, Nazarii, Iohannis et Anselmi germani (a) qui dicuntur Ansaldi et Rogerii, testium. Ego Iohannes notarius sacri palatii scripsi et interfui.


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