Sino alla fine del 1914 incastonata su di un muro della Cascina Lavagna c'era una lapide di marmo di fine quattrocento recante lo storico emblema della Veneranda Fabbrica del Duomo.
Cosi veniva descritta sul numero 19 della rivista Pagine d'arte del 30 novembre 1914: "La lapide, d'un bel marmo cristallino, dell'altezza di cm 75 per una larghezza di cm 50, divisa in due segmenti, offre in vista nella parte superiore il consueto emblema della Veneranda fabbrica del Duomo, della Vergine celeste che avendo due angeli volanti intorno alle braccia aperte in atto di reggere l'ampio mantello, protegge sotto di se la chiesa tripartita di Santa Tecla costituente l'antica cattedrale milanese, che fu in seguito dedicata a Maria Nascente. Ai lati della chiesa con tabernacoletto cuspidale alla sommità, veggonsi le figure di San Giovanni a sinistra e di San Pietro colle chiaviin mano a destra, entrambi aventi a loro vicino un angioletto ginocchione ed orante.
Sotto questa raffigurazione leggesi trascritta in bei caratteri del quattrocento, in una cartella avente ornati decorativi ai lati, la iscrizione seguente:
VIATOR - HAEC PRAEDIA
INVITO DOMINO NON
INTRATO THOMAE CRASSI
EVERE QUAE MORIENS
FABRICAE TEMPLI VIRGINIS
DICAVIT X SCITO DEVM
ESSE VLTOREM ACTIONVM
PR AVAR UM
e cioè: O passeggero, non entrare in questi fondi senza consenso del padrone. Essi furono di Tommaso Grassi, il quale, morendo, li lasciò alla Fabbrica del Tempio della Vergine. Sappi che Dio è vindice delle cattive azioni. "
| Lapide Grassi del 1400 |
Tommaso Grassi era un ricco banchiere e mercante milanese che aveva ereditato la sua fortuna alla morte del padre avvenuta nel 1444, e alla sua morte nel 1482 aveva nominato la Fabbrica del Duomo erede di gran parte del suo patrimonio.
Il Grassi nel 1473 aveva fondato una scuola che portava il suo nome e l'aveva data in gestione alla Pia Congregazione delle quattro Marie in parrocchia di San Michele al gallo. La scuola ebbe lunga vita e andò avanti per oltre tre secoli dopo la sua morte.
Ed era proprio su uno dei muri di questa scuola che alla morte del Grassi venne eretta questa lapide commemorativa. L'edificio si trovava nella contrada dei Ratti, l'odierna Via Cesare Cantù e venne demolito nel 1880.
Alla demolizione dell'edificio la lapide arriva alla Cascina Lavagna, non siamo a conoscenza di come sia finita lì ma possiamo dedurre che la Cascina Lavagna un tempo faceva parte di quei possedimenti lasciati in eredità dal Grassi alle istituzioni cattoliche, è risaputo infatti che molti terreni in Corsico erano di proprietà di congregazioni cattoliche.
Tommaso Grassi aveva molti possedimenti e molto probabilmente anche a Corsico, dei quali si trova infatti un riscontro su di un libro dove viene scritto che in una sua possessione in Corsico morì nel 1444 il celebre condottiero Niccolò Piccinino.
Nel 1914 sulle pagine della rivista Pagine d'arte l'illustre storico dell'arte Diego Sant'Ambrogio si interessa alla lapide e in un articolo ne ricostruisce la storia.
Ed è proprio grazie al suo interessamento che il celebre architetto Luigi Beltrami intercede con l'allora proprietario della Cascina Lavagna il Conte Guido Carlo Visconti di Modrone e riesce a fare arrivare la lapide al Museo Civico di Milano, come il Sant'Ambrogio auspicava.