“……era indescrivibile l’entusiasmo di quel giorno. Dopo 23 anni di oppressione fascista la gente si sentiva finalmente libera. Quasi tutta la popolazione si riversava in piazza del ponte dove c’era la casa del fascio, la prese d’assolto e cominciò a devastarla. Luigi Salma si prodigò in tutti i modi perché ciò non avvenisse, ma visto che il risultato era negativo urlò una frase che abbiamo sentito tutti molte volte oramai, ma importante perché dimostrava la forza e la chiarezza di idee del sindacalista :” Compagni, non fate questo, quello che state gettando dal balcone da questo momento è roba vostra, è della comunità, dei sindacati, dei lavoratori tutti, state rompendo e gettando via roba vostra, roba che da questo momento vi appartiene”. |
| Casa del Fascio di Corsico |
Grazie al suo intervento, che dimostrava la sua maturità politica e democratica, i cittadini improvvisamente cessarono di devastare la sede del fascio.
Contemporaneamente altri gruppi presero d’assalto la casa del podestà di Corsico (in quel momento era Alfredo Campiglio) e le sedi del fascio dei paesi limitrofi; purtroppo in questi gruppi si erano inserite persone che non avevano niente a che fare con la lotta antifascista ma che stavano approfittando della confusione di quel momento per riempirsi le proprie tasche (questo a danno dei gruppi antifascisti e della comunità stessa).
Luigi Salma e i suoi compagni non riuscivano a controllare e contenere queste intemperanze, perché in numero troppo esiguo e appena usciti dalla clandestinità; nonostante facessero degli sforzi enormi per evitare delle azioni che nulla avevano a che fare con la lotta di liberalizzazione, non riuscivano, nella confusione generale, a controllarle tutte. "
 |
| Alfredo Campiglio |
Dopo il 25 luglio si riprese con cautela l'attività sindacale e vennero costituite le prime commissioni interne. Salma era diventato capo della Commissione interna alla Cartiera Burgo e si occupava anche della mensa, molto importante in quegli anni di "ristrettezze".
"A casa - lo ha ricordato il figlio - andavano spesso operai in difficoltà, che avevano bisogno di consigli o che non sapevano come sbrigare certe pratiche. Andava anche chi sperava di ottenere un posto in cartiera."
Dopo l'otto settembre tornarono i fascisti a Corsico.
"Luigi Salma, militante socialista, oltre all'organizzazione del movimento di resistenza nella Cartiera e nel paese, senza risparmiarsi e senza timore di esporsi a rappresaglie, si fece promotore assieme ai comunisti Capuzzoni, Nidasio e Milani della riapertura della Camera del Lavoro per 45 giorni dopo l'8 settembre."
 |
| La Cartiera |
Pierino Capuzzoni, una delle figure piu' impegnate in quel periodo ricorda l'episodio della riapertura della Camera del Lavoro: "Dopo l'8 settembre io, Porazzo e Salma siamo andati a casa del responsabile sindacale fascista, Pilade Clerici, dell'ufficio di collocamento, a chiedere la chiave per riaprire la Camera del Lavoro. Ottenutala dalla moglie di costui, ci riunimmo: io consigliai dati i tempi ancora incerti e pericolosi, di attendere l'evoluzione dei fatti. Questa mia proposta fu accettata e si decise cosi di attuarla. L'apertura della Camera del Lavoro durò quindi pochissimo ed ebbe valore sopratutto simbolico."
"Una riapertura che durò 45 giorni e che probabilmente compromise la posizione del sindacalista. I nazi-fascisti vollero colpire proprio lui che poteva essere il simbolo della lotta antifascista all'interno e all'esterno delle fabbriche."
Fu arrestato la mattina del 13 novembre 1943 alle ore sette del mattino dopo aver terminato il turno di notte in cartiera alle sei.
 |
| Lo stemma dei militi della Resega |
La moglie Erminia ricorda cosi quel momento: "Luigi era da poco rientrato a casa dalla fabbrica dove aveva terminato il turno di notte, alle sette bussarono alla porta, Luigi andò ad aprire e si trovò davanti la Milizia che lo arrestò'".
In sei fecero irruzione a casa del sindacalista corsichese.
"Gli uomini che arrestarono Luigi Salma non erano di Corsico. Sapevano una cosa però: che lavorava in cartiera. Lì lo cercarono, ma se ne era appena andato, finito il turno della notte. Quindi si mossero verso la sua abitazione, in via Armando Diaz, oggi via Salma.
Nel raccontare l'arresto di Luigi Salma, Alberto, suo figlio, che allora aveva undici anni, continua ad avere un rimpianto. A nessuno della cartiera venne in mente di avvertire suo padre che stavano andando a prenderlo, ci sarebbe stato il tempo per avvertirlo, per metterlo in guardia: Bastava che qualcuno dalla cartiera venisse e dicesse: “Ehi Salma! Va che tl cercano”, Invece non è venuto nessuno. Forse non avevano capito che era una cosa grave, forse non pensavano a un arresto.
Così, quando lui e il padre sentirono bussare alla porta, non ebbero il tempo neanche di realizzare quanto stava per accadere, «Stavamo per andare a scuola lo e mio padre, La mamma - ha raccontato Alberto - era già In fabbrica, alla Materiali Refrattari. Era mio papà, molte volte, che mi preparava i libri, mi metteva la cartella, mi vestiva .....Come abbiamo aperto la porta, ce li siamo trovati lì in casa. Han cominciato ad aprire cassetti, buttar via tutta la roba...E allora m'han mandato fuori, sulla ringhiera.
Cercavano qualche arma, un volantino, qualcosa, invece non han trovato niente. Lui era solo un politico è basta.
Finita la perquisizione, gli uomini portarono via Luigi Salma: «L'ho visto andare via, che m'ha detto: “Dammi un bacio.” Gli ho dato Il bacio è basta. Da quella volta non l'ho visto più, Son rimasto li sulla ringhiera... Dopo le famiglie m'han ritirato in casa perché piangevo. La portinaia m'ha calmato finché non è arrivata la mamma, che l'avevano mandata a chiamare».
Venne arrestato come politico.
Dopo l'arresto inizio la solidarietà verso la famiglia di Luigi e si legge sul libro della Perin:"Una parte del paese si strinse intorno alla famiglia, aiutandola come poteva, rischiando talvolta di esporsi", racconta Alberto Salma.
 |
| Alberto Salma nel 1945 |
Uno degli episodi da lui ricordato è legato ad alcuni operai della Materiali Refrattari. Questi operai, a mezzogiorno, facevano entrare il figlio di Salma, per farlo mangiare alla mensa. A uno di loro, Carlo Scrivanti, comunista, è legato un ricordo di Alberto: "Via il papà, spesso a casa non c'era niente da mangiare. E allora andavo alla Materiali Refrattari, che la mia mamma mi teneva là a mezzogiorno, quando facevano la mensa, Non mangiava lei per darmelo a me. Allora, quel momenti là, la radio... bisognava alzarsi in piedi perché parlava Il duce. Scrivanti non voleva che io mi alzassi. Bisognava alzarsi in piedi, E lui diceva: “No, è un bambino e sta seduto, E lui mangia!” E io mangiavo».
Un grosso aiuto alla famiglia Salma venne dai lavoratori della cartiera: «Fecero la colletta, ha spiegato Alberto. Noi avevamo fin vergogna, perché era tutta gente, che tiravano fuori da quei pochi soldi che avevano, tutti i mesi. Sapevamo cosa voleva dire tirare fuori tutti i mesi quei soldi. Eppure....abbiamo sempre ricevuto, fino alla fine della guerra." E anche di nascosto. Il più delle volte veniva il parroco a portarcela, il Don Flaminio. Vedendo il parroco nessuno sospettava. Lì, nel palazzo, ce n'era tanti di fascisti. Don Flaminio veniva alla sera, in casa, e diceva due parole “La manda San Giuseppe, la manda.... E metteva là la busta; era la colletta che tiravano su gli operai della Burgo."
 |
| La Materiali Refrattari |
Nel frattempo venne trasferito a San Vittore. Fu il primo arresto a Corsico di un antifascista e per molti giorni nessuno seppe nulla di Luigi Salma, nessuno sapeva ne in cartiera ne il fascista Pilade Clerici.
Si venne a sapere dove era Salma tramite un muratore corsichese che lavorava all'interno di San Vittore, un certo "Chiari", che non appena vide il suo compaesano avvertì la famiglia e riusci a fare da tramite per alcuni bigliettini da parte di essi. Ricorda ancora Alberto:"Ai politici era vietato comunicare con i familiari e fu presto proibito di ricevere cibo. Potevano soltanto ricevere biancheria pulita, fazzoletti, camicie.
Durante la detenzione del marito la signora Salma fu derubata di cinquanta lire e un po di pane destinati al marito che non gli fecero mai vedere.
Allora il Chiari, questo uomo, a suo rischio, portava lui qualcosa da mangiare. Portava del suo. Gli portava il cioccolato - che noi non potevamo - e ci metteva dentro i nostri bigliettini. Gli dava i messaggi col cioccolato. E mio papa lo sapeva."
A San Vittore rimase tre mesi e il 3 marzo del 1944 venne deportato nel campo di concentramento di Mauthausen in Austria.
A Mauthausen Luigi Salma arrivò il 13 marzo 1944. Una data, questa, che si desume dal volume di Italo Tibaldi, Compagni di viaggio - un testo fondamentale per la ricostruzione dei «trasporti» che portavano al lager. Quello di Salma fu il «trasporto» numero 33. A Mauthausen, in Austria, Luigi Salma - numero di matricola 57624.
Partì dal terribile binario 21 della stazione centrale di Milano.
Nel campo di concentramento Salma incontrò almeno due superstiti che hanno raccontato di averlo visto prima della sua morte.
Mino Micheli racconta: "Se tornerò diceva, la prima cosa che farò sarà di cambiare cognome!"
Il lavoro svolto da Salma nel campo fu riferito al figlio da Angelo Clerici: "C'era una cava. E mio padre, ha spiegato Alberto - doveva fare non so quanti gradini, su e giù da quei gradini, per prendere e portare su le pietre. La gente cedeva così. E quelli che si fermavano, coi cani li azzannavano».
Luigi Salma morì il 18 giugno 1944.
Di fame è morto mio papà, cioè di stenti. Il testimone che è venuto da noi dopo la guerra, l'ha visto. Era lì. Prima di morire, mio padre gli ha chiesto un pezzetino di pane. Avrà pesato trenta chili."
Solo nell'agosto del 1945 si seppe della sua morte.
Il testimone, che era Angelo Clerici dichiarò: "Essendo io l'unico italiano presente al suo decesso posso dichiarare che prima della sua morte ha espresso il desiderio che io al mio ritorno andassi a porgere il mio ultimo saluto a sua moglie e a suo figlio".
La presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso l'apposita commissione riconosce a Luigi Salma di essere caduto per la lotta di liberazione.
Come già citato la Via dove abitava che all'epoca era Via Diaz , è divenuta Via Luigi Salma proprio in suo onore. Il palazzo dove abitava dovrebbe essere all'attuale numero 13.
 |
| La targa posta in comune |
Una targa in sua memoria venne posta il 25 aprile del 1974, in occasione dei trentanni della sua scomparsa, in Via Oberdan all'ingresso della Cartiera, ora trasferita all'ingresso del palazzo comunale in Via Roma dopo l'abbattimento della cartiera.
Anche all'ingresso del cimitero di Corsico è posta una targa in ricordo.
Nel libro di Viviana Perin il figlio Alberto racconta alcuni aspetti della vita privata del padre.
Parlava poco in casa di quello che faceva fuori. Di mio padre sapevamo - io e mia madre - che era a capo della Commissione interna alla Burgo. La mamma aveva paura: Gino - diceva - lascia stare la politica. E lui diceva Erminia fa i calzett. In milanese glielo diceva. Spesso mio padre era stato convocato alla casa del fascio, in piazza al ponte, avrà anche preso delle botte.
 |
| Targa al cimitero |
Una sera si e una no lo chiamavano lì. Alla Burgo come capo della commissione interna era responsabile della mensa, anche per questo qualche volta ha potuto mostrarmi la cartiera. Mi portava per mano, mi faceva vedere la mensa, anche la macchina prima, ma non da vicino - che ero piccolo - e poi cominciava a raccontarmi qual'era la vita dell'operaio della Burgo. Mi portava anche in altri posti.
Allora c'era il Pietro Capuzzoni e la sera ad un certo orario andavamo in casa sua a sentire Radio Londra.In quei momenti lì mica tutti avevano la radio, anche noi non c'e l'avevamo e andavamo da stò Pierino Capuzzoni a sentire Radio Londra. Lì mi potava. Mi sedevo e ascoltavo e dopo mi dicevano Non dir niente eh"
 |
| Casa del Fascio |
Mio papà ci teneva che studiassi. Io non avevo troppa voglia e lui...ah era tremendo per lo studio. Quando c'era lui - piangevo sì piangevo no - i compiti bisognava farli. E mi aiutava. Era istruito, intelligente. Lui non aveva fatto tanta scuola, ma leggeva tanto, continuava a leggere...giornali, libri, aveva sempre in ballo qualcosa. I giornali li leggeva tutti. "Non è abbastanza leggerne uno solo!", diceva. Doveva sapere cosa diceva questo, quello, e poi ci faceva il resoconto. Delle volte, quando faceva il turno di notte e rientrava la mattina, invece di andare subito a dormire, mi prendeva per mano, andavamo per Corsico, prendeva il suo giornale, faceva la spesa.....Mi portava lui alla scuola elementare."

«lo ero magro da bambino, un po gracilino. All' epoca la Burgo mandava i figli degli operai al mare, a Moneglia. E io ne avevo bisogno, perché ero magro. Mai andato al mare, perché non avevo la divisa da Balilla. Quando ero in prima classe piangevo, perché vedevo gli altri ma non me l'ha presa, niente. Dicevo Ma papà chel lì va al mare. Ma lui...niente da fare. Non ha mai dato la soddisfazione ai fascisti di comprarmi la divisa dei Balilla. E anche alla parata, quella del 28 ottobre, quando si portava la corona al monumento dei caduti, gli altri avevano la divisa da Balilla. Io e il Vaghi, il figlio di un altro operaio della Burgo, eravamo gli unici senza, e rimanevamo in fondo. M'ha mai comprato la divisa.
 |
| Alberto Salma all'inaugurazione della sede socialista intitolata a suo padre |
I miei genitori tiravano la cinghia, però non mi facevano mancare niente, persino il prosciutto finchè potevano. Mi ricordo che a me piaceva il cioccolato col panino. Mio papà me lo prendeva, non tutti i giorni, quando poteva ovviamente.
A mezzogiorno venivo a casa da scuola e me lo preparava lui il mangiare, se non era di turno. Ma dovevo mangiare eh, perché era anche severo.
 |
Il Sindaco Ventura, Alberto Salma e Maurizio Graffeo (Anpi Corsico) al monumento della Resistenza |
Alcuni racconti sono tratti da "La lotta antifascista nel corsichese" di Giorgio Villani e Luigi Spina e "In Cartiera a Corsico" di Viviana Perin.
 |
| Targa deposta dal Comune di Corsico a Mauthausen |
 |
| Via Salma |
 |
| La casa di ringhiera in Via Salma |
 |
| Via Salma dall'alto |
 |
| Ingresso del cimitero di Corsico |
 |
| La Villa Triste di Corsico oggi |
 |
| La targa all'ingresso del comune |
 |
| L'ex Casa del Fascio oggi |
 |
| La targa lasciata a Mauthausen dai tramvieri di Corsico |