Nell'estate del 1245 Papa Innocenzo IV durante il Concilio di Lione
depone dai suoi poteri Federico II, sciogliendo tutti i suoi sudditi dal
giuramento; in Germania si passa alla
elezione di un nuovo re dei Romani individuato in Enrico di Turingia.
Federico II invita i principi
cristiani a punire la corruzione e l'invadenza del clero. I Milanesi mandano
ambasciatori in Germania a Enrico di Turingia per invitarlo a combattere Federico
II. Per rappresaglia il contado milanese è saccheggiato dai ghibellini.
In ottobre Federico II,
alleatosi con i cremonesi, parmigiani, alessandrini e dertonesi, con due
eserciti, uno sotto il suo comando e
l’altro sotto quello del figlio Enzo, comincia ad invadere le terre del milanese.
L’esercito di Federico II arriva a Morimondo e ne distrugge il monastero.
Alla seconda metà di ottobre i
milanesi accortisi dell'invasione escono dalle mura cittadine e portano il
Carroccio con tutta la milizia a Corsico nell'intento di resistere al nemico.
Il Corio dice "con gran sollecitudine procurarono di resistere al nemico"
che lascia intendere ci sia stata battaglia anche in Corsico ma è solo una
possibile ipotesi vista la presenza del
Carroccio o un accampamento pronto alla battaglia. Siamo alla metà di ottobre e
le truppe raggiungono poi Abbiategrasso il giorno 21.
A novembre gli alleati di Piacenza, di Brescia
e di Novara mandano aiuti all'esercito milanese, che riesce a tenere a bada
quello imperiale. I militi di porta Comasina e di porta Orientale, guidati da
Simone da Locarno, muovono contro Enzo a Gorgonzola e lo attaccano. Enzo è
fatto prigioniero da Panera da Bruzzano e l'esercito imperiale si disperde.
Enzo viene rilasciato dietro
condizione di non invadere più il territorio milanese e di indurre il padre
Federico II a fare altrettanto. Queste condizioni saranno rispettate e pongono
fine alla guerra. Di questa guerra. Si perché all'epoca muovere eserciti era
quasi all'ordine del giorno.
Queste le parole del Corio: “Bonifacio,
marchese di Monferrato, abbandonando la fede data a Milanesi, contro il
giuramento, si accostò a Federico benché privato d'ogni dignità; il quale da
Torino partendosi venne a Pavia, dove deliberato di entrare su quel di Milano,
andava convocando per tutta Italia qualunque suo aderente. Gli vennero dunque i
Cremonesi con seicento soldati, i Parmigiani
con duecento e parimente gli Alessandrini e i Dertonesi (Tortonesi). Fece la
sua entrata a Miramondo (Morimondo) e destrusse il monasterio.; la qual cosa intendendo
i Milanesi condussero il lor Carroccio e la milizia al luogo di Corsico, e con
gran sollecitudine procuravano di resistere al nimico. Il seguente giorno andò
in fretta di rincontro a Vermezzo. Il
che vedendo Federico, mandò suoi legati ai Bergamaschi ed ai Lodigiani che gli
prestassero soccorso. Et un lunedì, a'ventuno di ottobr, condusse l'esercito
al borgo di Abbiategrasso oltre al Tesinello.”
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